Roma, a 13 anni spara in petto al patrigno: “È vivo per puro miracolo”

Roma, lo scorso 13 marzo, nel quartiere di Tor Bella Monaca, un ragazzino di tredici anni ha esploso due colpi di pistola all’interno di un palazzone di edilizia popolare in via dell’Archeologia 106. La vittima, il patrigno 28enne di origine tunisina, è stata centrata al petto, poco sopra il cuore. Un solo millimetro in più e non ci sarebbe stato alcun sopravvissuto.
La scena del crimine a Roma – Tor Bella Monaca
L’uomo è stato ritrovato sanguinante nel vano di un ascensore bloccato al secondo piano della scala M. Accanto a lui, la sorellina più piccola, sotto choc per le urla e i due spari che hanno squarciato il silenzio della sera. L’arma, una pistola calibro 9 con la matricola abrasa, era in mano al minore, come fosse un giocattolo.

Il contesto familiare
Secondo gli investigatori, la miccia è scattata durante una lite per una bolletta della luce non pagata. Una discussione che ha rapidamente lasciato il posto alla violenza. Non si tratta di un regolamento di conti legato allo spaccio — pur diffuso nella zona — ma di un dramma interno a una famiglia già segnata da precedenti tensioni.
La versione della compagna
All’arrivo della polizia, la convivente della vittima ha dichiarato che l’uomo sarebbe rientrato da solo, già ferito, senza fornire altri dettagli. Una ricostruzione che gli inquirenti hanno ritenuto poco credibile. Nei giorni successivi, l’uomo stesso ha smentito quella versione, lasciando intendere che a mentire fosse la donna, ritenuta probabile custode dell’arma.
Le indagini della Mobile di Roma
Gli agenti della sezione omicidi della Squadra Mobile hanno ascoltato vicini e testimoni. Molte dichiarazioni si sono rivelate contraddittorie, ma il quadro complessivo è emerso chiaro: nessuna mano esterna, nessuna spinta legata al traffico di droga. L’autore del gesto è il tredicenne, ora affidato a una comunità protetta.
Il miracolo del sopravvissuto
Trasportato d’urgenza al Policlinico di Tor Vergata, il 28enne è rimasto in terapia intensiva per giorni. I medici hanno parlato di “miracolo” per la sopravvivenza: il proiettile ha evitato organi vitali per pochi centimetri. Un secondo intervento chirurgico è già stato programmato per i prossimi giorni.
Il dramma sociale di Tor Bella Monaca
Via dell’Archeologia è da anni uno dei simboli della marginalità romana, dove lo spaccio convive con la vita di famiglie in difficoltà. Ma questa volta non è stato l’illegalità di strada a detonare la tragedia, bensì una tensione domestica. Un episodio che riporta l’attenzione sulle fragilità di un contesto residenziale dove l’emergenza sociale si mescola a conflitti familiari irrisolti.
Il futuro del minore: in una casa d’accoglienza di Roma
Il ragazzino, che ha maneggiato con disinvoltura un’arma da fuoco, è stato collocato in una struttura di accoglienza per minori a rischio. I servizi sociali stanno valutando il suo percorso di recupero, mentre la procura minorile deciderà le eventuali misure educative da adottare. Un destino segnato da un gesto che avrebbe potuto avere esiti ben più drammatici.
Conclusione
Un colpo esploso in casa, a pochi metri da una bambina, ha rischiato di trasformarsi in una strage famigliare. La sopravvivenza del 28enne è un fatto straordinario in un contesto già martoriato da povertà e violenza. Resta ora la sfida di ricostruire le vite di chi è rimasto coinvolto in un dramma che non può essere ignorato.