Roma, a Pietralata non solo lo stadio: la chiusura delle aziende imposta da Gualtieri bocciata dal Tribunale
Roma, quartiere di Pietralata: un negozio d’abbigliamento, uno studio professionale e un deposito commerciale. Sono almeno tre le storiche attività imprenditoriali attive su via di Pietralata (di cui, per ragioni di privacy, non faremo il nome) che sono finite nel ‘tritacarne legalitario‘ imposto dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e in quota parte dal suo assessore allo Sport, Alessandro Onorato, a ferragosto scorso. Sulla scorta forse della necessità di procedere, ad ogni costo, alla velocizzazione dell’iter burocratico per l’avvio del progetto del nuovo stadio della as Roma. Uno stadio che – secondo la famiglia Friedkin – dovrebbe essere pronto per il centenario giallorosso, ossia per l’anno 2027, una scadenza che difficilmente verrà rispettata. Ma andiamo al punto.
A Pietralata lo stadio della as Roma, ma anche la svolta ‘legalitaria’ di Gualtieri?
Sullo stadio della as Roma, nulla da dire: è una esigenza commerciale/sportiva legittima. Ma in quei giorni ferragostani la Polizia Locale capitolina, oltre a ‘rincorrere’ gli abusivi che occupavano i terreni su cui sorgerà la nuova arena calcistica, proprio in zona Pietralata, era impegnata – insieme ad altri uffici capitolini ‘dirigenziali’ – anche a ‘rincorrere‘ – ovviamente in senso metaforico – più di qualche imprenditore locale. Ma c’è un però.
Tutti i verbali emessi dagli uffici capitolini, proprio in quegli stessi giorni, e che hanno bollato come ‘abusive‘ varie attività imprenditoriali attive su via di Pietralata, sono stati cassati, ossia sonoramente bocciati dal Tribunale Amministrativo della Regione Lazio. È questo quanto riportano tre sentenze del Tar del Lazio che lasciano poco o nulla all’immaginazione, appena pubblicate. Come se non bastasse, il Comune di Roma, vale a dire i cittadini romani, dovranno anche pagare 6mila euro di spese legali per ‘risarcire’ gli imprenditori di cui sopra. Sulla ‘liberazione‘ dei terreni di Pietralata occupati da ignoti si sono scritte pagine e pagine (internet) di giornali, nulla invece – chissà perchè? – sugli errore-orrori compiuti dall’Amministrazione Gualtieri contro i poveri imprenditori locali attivi a Pietralata.
La chiusura delle aziende di Roma voluta da Gualtieri non va in porto
Il complesso iter amministrativo e giudiziario descritto riflette le tensioni tra le esigenze di sviluppo urbano e l’attività della macchina amministrativa. Tensioni rappresentate dal progetto dello stadio della Roma a Pietralata: ma che c’entrano le attività economiche locali? In questo caso, tre attività commerciali storiche in via di Pietralata sono state coinvolte in provvedimenti di chiusura emanati dal Comune di Roma per presunte irregolarità legate alla mancanza di SCIA e alla natura delle attività esercitate (deposito contro showroom) che si sono rivelati del tutto infondati. Il quesito sorge spontaneo: l’Amministrazione, forse, si è fatta prendere la mano?
Il Tar Lazio salva gli imprenditori
Il TAR del Lazio ha annullato tutti e tre i provvedimenti impugnati emessi, evidenziando:
- Travisamento dei fatti: I locali non erano destinati a deposito, bensì adibiti a showroom per esposizione ai commercianti. In linea con l’attività di rappresentanza commerciale dichiarata dalle società ricorrenti.
- Contraddittorietà delle motivazioni: Le note della Polizia Locale confermavano la funzione di showroom degli spazi.
- Regolarità delle attività svolte: Le società risultavano regolarmente iscritte agli albi professionali e alle relative camere di commercio. Con attività conforme ai mandati ricevuti da marchi di moda.
Contesto politico e urbanistico
Questa vicenda evidenzia la delicatezza della pianificazione urbana legata a grandi progetti come lo stadio della Roma. La necessità di accelerare i procedimenti burocratici per rispettare scadenze stringenti sembra aver portato a decisioni amministrative affrettate. Con impatti su attività economiche preesistenti.
L’annullamento dei provvedimenti sottolinea l’importanza di garantire un equilibrio tra sviluppo e tutela dei diritti. Evitando che esigenze urbanistiche prevalgano senza giustificazione sui legittimi interessi degli imprenditori locali. Il Comune di Roma ha facoltà di ricorrere contro le sentenze del Tar del Lazio al Consiglio di Stato. Ossia presso il secondo ed ultimo grado della Giustizia Amministrativa.