Roma, al parcheggio di scambio Laurentina c’è il bonus allenamento: le scale mobili vanno solo in salita

Succede a Roma, città abituata a convivere con il traffico più epico d’Europa, ma che riesce sempre a sorprenderci con soluzioni logistiche che rasentano l’assurdo. Al parcheggio di scambio Laurentina, costruito per incentivare l’uso dei mezzi pubblici, ci sono due belle scale mobili. Peccato che entrambe vadano in una sola direzione: verso l’alto.
Al parcheggio di scambio Laurentina la vita è fatta a scale
Chi arriva con metro o autobus e vuole tornare al parcheggio per recuperare l’auto si ritrova a fissare un bivio surreale: due scale mobili solo in salita. E per scendere? Una rampa di scale in cemento, ripida quanto basta per mettere alla prova muscoli e pazienza.

Sì, perché se salire è considerato “cardio” puro, scendere non è da meno: allenamento eccentrico, lo chiamano quelli seri. In pratica, i muscoli lavorano per frenare, non per spingere. E spesso è più faticoso di salire, soprattutto per le ginocchia.
Un allenamento non richiesto
A portare alla luce questo ennesimo caso di ingegneria creativa è stato un lettore di 7Colli.it, che con amara ironia ci ha scritto: “Due scale mobili, entrambe in salita. Per scendere? Solo a piedi. Complimenti ATAC, ora mi alleno ogni sera dopo 8 ore di lavoro.”
Una segnalazione che non può non strappare una risata – amara, certo – ma che solleva una questione molto concreta: che fine ha fatto la logica nei trasporti pubblici romani? Possibile che in una struttura pensata per agevolare il pendolarismo nessuno abbia previsto un flusso bidirezionale?
Il risultato è un paradosso che sembra uscito da un episodio distopico: un parcheggio intermodale con una mobilità monodirezionale. Sali, ma non scendi. Se vuoi scendere, allaccia le scarpe e preparati a sudare.
Le immagini confermano tutto: le due scale mobili funzionano perfettamente, ma mentre salgono (spesso vuote), dozzine di persone ogni minuto scendono a piedi, cariche di zaini, borse della spesa o semplicemente della stanchezza della giornata.

Una scelta logistica che lascia perplessi, soprattutto perché la struttura è pensata proprio per agevolare il passaggio tra mezzi pubblici e parcheggio.
La segnaletica dice tutto: una scala ha il divieto acceso, l’altra è… spenta
A rendere il tutto ancora più emblematico è la segnaletica luminosa sopra le scale mobili. In una si vede chiaramente il simbolo del divieto di accesso, che indica che la scala è esclusivamente in salita. L’altra? È spenta del tutto, senza alcuna indicazione visibile.
Nessun cartello, nessuna scritta, nessuna comunicazione. Solo due scale mobili attive, ma entrambe programmate per andare verso l’alto, come se scendere fosse un dettaglio trascurabile.

Chi torna dalla metro, anche solo con un trolley o una busta della spesa, non trova alcun supporto meccanico per scendere. Nessuna scala mobile invertita, nessuna turnazione. E non si parla di una folla occasionale: le foto mostrano chiaramente un gran numero di persone che scendono a piedi, mentre in salita non c’è praticamente nessuno.
Il risultato? Un flusso continuo di persone costrette ad affrontare una lunga scalinata in cemento, mentre le scale mobili lavorano… controcorrente. “Ci stanno aiutando a rimanere in forma. Chi scende si allena. Forse è questo il vero obiettivo della mobilità sostenibile.”, commenta il lettore.
La domanda resta: perché non impostarne una in discesa?
La segnalazione solleva una domanda legittima: perché, in una struttura moderna, nessuna delle due scale mobili viene destinata alla discesa, vista la quantità di persone che la percorrono ogni giorno? Per ora, al parcheggio di scambio Laurentina la filosofia è chiara: si sale comodi, si scende convinti (e con i quadricipiti tonici).