Roma, Alessia Sbal travolta e uccisa sul GRA: confermati 8 anni al camionista

Alessia Sbal, due immagini della povera vittima dell'incidente sul GRA

Otto anni di carcere, senza sconti. È questa la decisione definitiva della Corte d’Appello di Roma, che ha confermato la condanna per il camionista riconosciuto colpevole della morte di Alessia Sbal, travolta e uccisa nel dicembre 2022 sul Grande Raccordo Anulare. La corte ha detto no alla richiesta della difesa, che aveva avanzato un patteggiamento a sei anni. Una proposta che escludeva il reato di omissione di soccorso e che aveva incassato anche il parere favorevole della Procura Generale.

Ma a bloccare tutto è stata la ferma opposizione della famiglia della vittima, che non ha mai accettato l’idea di una pena ridotta per chi ha causato la morte di Alessia e poi l’ha lasciata morire sull’asfalto.

La famiglia di Alessia Sbal ha detto no al patteggiamento

Alessia Sbal aveva 43 anni quando è stata investita da un tir sul GRA. Invece di fermarsi, il camionista, Flavio Focassati, ha proseguito la sua corsa, lasciandola senza aiuto. Un comportamento che ha aggravato la sua posizione e ha portato all’accusa di omicidio stradale con omissione di soccorso.

Nel dettaglio, i due si erano fermati su una piazzola d’emergenza del Grande Raccordo Anulare dopo un tamponamento. Mentre la donna chiamava i soccorsi e comunicava la targa del camion, il tir ripartì travolgendola. Alcuni automobilisti cercarono di inseguire il mezzo, subendo anche un tentativo di speronamento. Focassati fu bloccato dalla Polstrada 38 chilometri dopo.

Confermata la pena massima

Durante il processo d’appello, i legali di Focassati hanno cercato di ottenere una condanna più lieve: sei anni, senza l’accusa di omissione. Ma la famiglia di Alessia si è opposta con forza, sostenendo che una simile richiesta fosse “irricevibile” di fronte alla gravità dei fatti.

E i giudici hanno dato loro ragione.

Nonostante il parere favorevole della Procura, la Corte ha scelto di tutelare la memoria della vittima e il diritto della sua famiglia a un processo equo. Nessuna riduzione di pena, nessuna cancellazione del reato di omissione di soccorso. Il comportamento del camionista è stato ritenuto gravissimo.