Roma, ancora fiamme nel carcere di Regina Coeli. I sindacati: “Situazione inaccetabile”

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Ieri pomeriggio si è verificato un incendio nel carcere romano di Regina Coeli, causato da un detenuto psichiatrico che ha dato fuoco alla propria cella. Due agenti della polizia penitenziaria sono immediatamente intervenuti per domare le fiamme, ma sono rimasti intossicati dal fumo e sono stati trasportati in ospedale per le cure necessarie.

Detenuto psichiatrico ha dato fuoco alla cella

A raccontarlo, Maurizio Somma, segretario per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.

“Ieri, un detenuto psichiatrico ha dato fuoco alla cella: due poliziotti sono prontamente intervenuti per spegnere l’incendio, ma sono rimasti intossicati con il fumo e hanno dovuto portarli in ospedale – spiega Somma -“ il sindacato, in più occasioni ha chiesto pubblicamente che chi di dovere tenga in considerazione le criticità dei penitenziari laziali che evidentemente non sono più in condizione di gestire le troppe tipologie di detenuti, tra cui molti psichiatrici. Non a caso, buona parte dei gravi eventi critici violenti che accadono vedono protagonisti proprio questa tipologia di detenuti. Questo è inaccettabile! E siamo sconcertati dall’assenza di provvedimenti in merito contro chi si rende responsabile di queste inaccettabili violenze, determinando quasi un effetto emulazione per gli altri ristretti violenti. Aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno”.

Sappe: Inaccettabili violenze nei carceri

“Necessario intervenire sulla carenza di organico, sulle aggressioni al personale di Polizia penitenziaria, sull’adeguamento delle risorse contrattuali e la dotazione del Taser e della tecnologia a supporto della sicurezza – commenta Donato Capece, segretario generale del SAPPE – da tempo, come SAPPE, denunciamo le inaccettabili violenze che si verificano nelle carceri della Nazione: dal 2023 si sono registrati 1.760 casi di violenza e 8.164 atti di minaccia, ingiuria, oltraggio e resistenza”. 

Problemi connessi alla gestione dei detenuti stranieri 

Il leader del SAPPE evidenzia i problemi connessi alla gestione dei detenuti stranieri (“da espellere per scontare la pena nelle carceri dei Paesi di provenienza”), di quelli tossicodipendenti e degli psichiatrici, che non dovrebbero stare in carcere ma in Comunità adeguate.

“La loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione di queste persone all’interno di un ambiente di per sé così problematico, sia per la complessità che la cura di tale stato di malattia comporta – aggiunge Capece – Non vi è dubbio che chi è affetto da tale condizione patologica debba e possa trovare opportune cure al di fuori del carcere e che esistano da tempo dispositivi di legge che permettono di poter realizzare tale intervento”. 

Potenziare gli uffici per l’esecuzione penale esterna

Infine, il leader del SAPPE ha ribadito la necessità “di potenziare gli uffici per l’esecuzione penale esterna attraverso le articolazioni territoriali della Polizia Penitenziaria, con personale opportunamente formato e specializzato”. “Di fatti, secondo il Sappe, è proprio questa la mission futura dell’esecuzione penale, che dovrà concentrare tutti i propri sforzi sulle misure alternative alla detenzione che si prevede potranno interessare decine e decine di migliaia di affidati”, conclude.

Fp Cgil Lazio: “Colpa di carenza organico”

“L’evento critico – spiega una nota Pierluigi Acunzo, coordinatore regionale della Fp Cgil- è stato favorito dalla scarsa presenza di personale di Polizia Penitenziaria in piena carenza organica, dall’ assenza di impianti di videosorveglianza danneggiati in precedenza e dall’ elevata presenza di detenuti. Solo il giorno precedente – continua la nota – sono stati appiccati roghi ed allagati i corridoi mentre a fine luglio un centinaio di detenuti si era rifiutato di fare rientro dai locali passeggi in segno di protesta per possibili conseguenze disciplinari in seguito a scontri fra reclusi. Grazie a negoziati da parte del Comandante l’evento critico è rientrato senza conseguenze”.

Chiesto un ncontro con il Governo

Quanto accaduto a Regina Coeli allunga comunque la lista delle realtà carcerarie italiane in piena tensione. Per questo il sindacato è a sostegno dei poliziotti penitenziari e intende organizzare un incontro con il Governo per l’insostenibile momento storico in cui versano i baschi blu. Nell’agenda delle priorità ricordiamo all’esecutivo la carenza degli organi e il sovraffollamento nelle carceri”.