Roma, ascensore rotto da mesi, anziano prigioniero in casa per colpa del Comune: “Gualtieri vergogna”

Prigioniero in casa. Una casa di proprietà del Comune di Roma. Con l’ascensore rotto e nessuno che, malgrado le ripetute segnalazioni, si prenda la briga di far effettuare le necessarie riparazioni. Tanto lì, in quella palazzina di via Dameta, in zona La Rustica, nel V Municipio, ci abitano “disperati”. Forse è questo il pensiero di chi gestisce le palazzine.
E loro, sotto un certo punto di vista, disperati lo sono davvero. Lo sono diventati, stando lì. Combattendo con una burocrazia e un’indifferenza che fa paura.

La storia di Claudio
Claudio, un uomo di 70 anni, si è rotto la tibia a seguito di un grave infortunio. Ne avrà per almeno 5 mesi. Ma per tutto questo tempo il suo destino sarà quello di un carcerato, perché l’ascensore della palazzina dove vive – come regolare assegnatario, appartamento per il quale paga puntualmente l’affitto – è guasto da ormai 3 mesi. E lui non riesce a fare i tre piani che lo separano dall’atrio – e quindi dalla strada e dalla libertà – a piedi.
“Per poter andare a fare le terapie, che devo assolutamente fare per poter guarire, sono costretto a chiedere l’aiuto dei vicini”, spiega Claudio. “In quattro vengono, mi prendono di peso e mi portano giù. Poi, quando ho finito, stessa cosa per riportarmi su. Le sembra giusto?”
L’uomo racconta la sua storia, con un misto di rabbia e disperazione, a Marco Mastro di Dillo a Noi Roma e a Simone Carabella, che per un giorno ha “abbandonato” le borseggiatrici della metro per dedicarsi a questo caso.
Le accuse al sindaco
“Gualtieri, ti dovresti vergognare”, commenta proprio Carabella, che annuncia che “se entro 7 giorni da oggi non aggiusterete l’ascensore, lo faremo noi”. A rincarare la dose Marco Mastro. “Si fanno vedere sui social, ma se ci sono i problemi poi non c’è mai nessuno”. Sono infatti state mandate Pec e segnalazioni per far presenti la situazione dell’uomo, ma nessuno, dal Comune, ha mai risposto.
L’uomo ha anche una broncopolmonite cronica e quindi è costretto a utilizzare un bombolone di ossigeno che lo aiuta a respirare. E chi aiuto il 70enne deve quindi anche incollarsi la bombola e portarla su e giù. Tutto questo è stato illustrato nelle comunicazioni inviate al Comune, ma non è servito a nulla.
Viene quindi mostrato cosa deve fare Claudio per poter entrare o uscire dalla casa in cui vive, con la tibia rotta. Una via crucis. “Prendo 560 euro di pensione al mese, non posso permettermi terapie domiciliari. Ma da quando sono prigioniero in casa, sono costretto a far venire qui gli infermieri per le analisi, con costi maggiorati. E devo pagare lastre e altri esami. A tutto questo si aggiunge la condizione di disagio che sto vivendo, costretto in continuazione a chiedere favori a parenti e vicini. È umiliante”.
Palazzina con disabili
Nella palazzina, oltretutto, ci sono alche altri disabili. Pazienti cardiopatici e malati oncologici. Tutti costretti a limitare al massimo gli spostamenti proprio a causa dell’ascensore rotto. “Quindi qui non sono solo io a essere ‘sequestrato’, ma l’intera palazzina”, dichiara Claudio.
“Gualtieri, ti aspettiamo”, rimarca Carabella. E non è un invito a prendere un caffè…