Roma bacchetta le tende trasparenti di bar e ristoranti, dopo i tavoli esterni: stop del Tribunale

Roma bacchetta le tende trasparenti di bar e ristoranti, dopo aver varato una sorta di ‘stretta‘ sui tavoli esterni: ma è arrivato lo stop del Tribunale Amministrativo del Lazio. Roma torna a fare i conti con la regolamentazione degli spazi all’aperto di bar e ristoranti. Questa volta, la Capitale mette nel mirino un altro simbolo della ristorazione all’aperto: le pergotende per di più trasparenti.
In particolare, una recente sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha annullato un provvedimento capitolino che imponeva la demolizione di una struttura leggera in Piazza Caprera, formata da cinque teli avvolgibili in pvc trasparente, scorrevoli su binari e sostenuti da un telaio in alluminio, utili a proteggere i clienti da smog e altre sporcizie varie.

Una lunga battaglia legale per i bar e ristoranti di Roma
Il caso è iniziato nel 2021, quando il Comune di Roma aveva notificato alla società che gestisce un noto bar-ristorante della zona, la sospensione immediata dei lavori per l’installazione della struttura, ritenuta abusiva per l’assenza di titolo edilizio. È seguita poi un’ordinanza che imponeva la rimozione delle opere entro sessanta giorni. La società ricorrente aveva impugnato tali provvedimenti, incassando inizialmente un rifiuto da parte del Tar, che aveva confermato l’obbligo di demolizione.
Successivamente, però, il Consiglio di Stato ha ribaltato quella decisione, annullando la precedente ordinanza di demolizione. Da qui il nuovo ricorso presentato dalla società contro il provvedimento comunale di rimozione, ricorso che è stato ora accolto dal Tar del Lazio.
La sentenza dal Tribunale di Roma: la pergotenda è un’opera leggera
Il nodo della controversia ruotava attorno alla natura dell’intervento edilizio. Secondo il Consiglio di Stato, confermato ora dal Tar, strutture come la pergotenda in oggetto non necessitano di permesso di costruire. Non si tratta, infatti, di opere che modificano stabilmente l’assetto urbanistico o edilizio del territorio. La pergotenda, per sua natura, è una struttura precaria, leggera, amovibile e destinata a usi temporanei.
In particolare, i giudici hanno sottolineato che l’elemento principale non è la struttura portante, ma la tenda in pvc, il cui scopo è esclusivamente quello di proteggere dalle intemperie, rendendo fruibile uno spazio già destinato alla somministrazione. Inoltre, è stato escluso che tali installazioni comportino aumenti di volumetria o modifiche dei prospetti, elementi fondamentali per qualificare un’opera come “nuova costruzione” ai sensi della normativa urbanistica vigente.
Il Comune di Roma smentito anche sul parere della Sovrintendenza
Un altro elemento determinante nella decisione del Tar è stato il chiarimento sul parere espresso dalla Sovrintendenza. Nella prima sentenza, il Tribunale aveva ritenuto vincolante un presunto parere negativo dell’ente, interpretato come ostativo all’installazione della struttura. Ma il Consiglio di Stato ha chiarito che la Sovrintendenza si era limitata ad esprimere parere sfavorevole sulla chiusura del portico con vetrate, e non sulla pergotenda oggetto del ricorso.
Questo fraintendimento ha avuto un ruolo decisivo nella precedente bocciatura del ricorso, successivamente annullata proprio per errata valutazione dei fatti e travisamento delle circostanze tecniche.
Le conseguenze della decisione per tutta Roma
La sentenza rappresenta un precedente importante per il settore della ristorazione romana. Il verdetto stabilisce che, in assenza di opere murarie e di trasformazioni permanenti dello spazio, le pergotende possono essere considerate semplici elementi di arredo urbano, non soggetti a permesso di costruire. Questo orientamento giurisprudenziale potrebbe incidere su numerosi casi analoghi in città, dove decine di attività si sono dotate di strutture simili per ampliare i propri spazi esterni.
La Capitale guidata dal sindaco Gualtieri negli ultimi mesi ha cercato di regolamentare con maggiore rigore l’uso del suolo pubblico, con una ‘stretta’ nella concessione di spazio per tavoli esterni di bar e ristoranti davvero notevole. Stretta varata da Gualtieri e dalla sua Giunta che spesso e volentieri è stata bacchettata dal Tribunale, come da noi riportato in una serie di articoli. Ora, proprio il Campidoglio, dovrà ora fare i conti con una giurisprudenza che distingue nettamente tra opere edilizie permanenti e installazioni leggere e temporanee, tra le quali le pergotende.
Un equilibrio ancora da trovare, dal campidoglio alle strade di Roma
Il caso solleva ancora una volta la questione dell’equilibrio tra tutela del decoro urbano e libertà d’impresa. Da un lato l’esigenza del Comune di controllare lo sviluppo spontaneo di strutture che potrebbero alterare l’identità estetica dei quartieri. Dall’altro, il diritto dei ristoratori a garantire la continuità dell’attività economica attraverso l’adattamento degli spazi alle mutate esigenze della clientela. La decisione del Tar si inserisce in un contesto ancora ‘fluido‘, dove le norme urbanistiche devono confrontarsi con una realtà anche ‘politica’ in continua evoluzione.

