Roma, caso Cucchi, due carabinieri rinunciano alla prescrizione: “Siamo innocenti”
Roma, il processo d’Appello sui depistaggi legati al pestaggio e alla successiva morte di Stefano Cucchi si aprirà il prossimo 16 dicembre. Cucchi, 31 anni, fu arrestato il 15 ottobre 2009 e morì una settimana dopo all’ospedale Sandro Pertini di Roma. Durante l’udienza di questa mattina, rinviata per permettere la relazione e la discussione del procuratore generale e delle parti civili, due dei carabinieri imputati, Francesco Di Sano e Massimiliano Colombo Labriola, hanno preso una decisione significativa: rinunciare alla prescrizione.
Roma, caso Cucchi: due carabinieri a processo il 16 dicembre
L’avvocato Giorgio Carta, difensore dei due carabinieri, che abbiamo contattato, ha commentato la scelta dei suoi assistiti, sottolineando come la loro decisione sia stata presa per evitare qualsiasi ambiguità. “Accettare la prescrizione avrebbe potuto sembrare equivoco.
“Rinunciano alla prescrizione”
Quindi hanno deciso di rinunciarvi. Loro sono sicuri di essere innocenti e confidano che la loro completa estraneità ai fatti venga riconosciuta“, ha dichiarato il legale Carta.
Il terzo imputato ancora in riflessione
Un terzo imputato, Lorenzo Sabatino, non ha ancora preso una decisione definitiva. Il suo difensore ha fatto sapere in aula che Sabatino sta ancora riflettendo e che renderà nota la sua scelta prima dell’inizio del processo di Appello. Nel frattempo, Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, e il padre, hanno revocato la loro costituzione di parte civile nel procedimento.
La sentenza di primo grado e le condanne
Nel processo di primo grado, nato dall’inchiesta condotta dal pm Giovanni Musarò, tutti e otto i carabinieri imputati sono stati condannati il 7 aprile 2022. Le pene inflitte variano. Il generale Alessandro Casarsa è stato condannato a 5 anni di reclusione. Francesco Cavallo e Luciano Soligo a 4 anni. Luca De Cianni a 2 anni e mezzo. Mentre Tiziano Testarmata ha ricevuto una pena di un anno e 9 mesi. Francesco Di Sano e Lorenzo Sabatino sono stati condannati entrambi a un anno e tre mesi. Infine Massimiliano Colombo Labriola a un anno e nove mesi. Le accuse a carico dei militari includono, a vario titolo, reati quali falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia.
Depistaggi e insabbiamenti: il cuore del processo
Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, il giudice Roberto Nespeca ha evidenziato come il processo abbia permesso di accertare un’attività di depistaggio. Depistaggio che avrebbe avuto luogo immediatamente dopo la morte di Stefano Cucchi. Tale attività, secondo quanto emerso, aveva lo scopo di deviare i sospetti dai carabinieri per evitare possibili ripercussioni sui vertici dell’Arma a Roma.
Il giudice ha rilevato che nel 2015, durante le nuove indagini, furono messe in atto ulteriori condotte volte a nascondere i falsi del 2009. Condotte in cui erano coinvolti il colonnello Alessandro Casarsa e il tenente Francesco Cavallo. Allora in servizio al Comando Provinciale di Roma. Infine, nel 2018, durante il dibattimento del cosiddetto “Cucchi bis”, sarebbero emerse azioni tese a minare la credibilità di Riccardo Casamassima, testimone chiave dell’accusa. Questo nuovo capitolo del processo mira a fare piena luce su uno dei casi più complessi e controversi della recente cronaca giudiziaria italiana.