Roma come una Regione, con più poteri e fondi: l’iter parlamentare riparte col sostegno bipartisan
Il percorso verso una Roma con poteri e risorse equiparabili a quelli di una regione prende finalmente forma. Alla Camera dei deputati, la commissione Affari costituzionali ha avviato i lavori per discutere la proposta di legge che potrebbe colmare il divario tra la capitale italiana e le altre grandi capitali europee. L’iter legislativo, caratterizzato da un consenso trasversale, promette di conferire alla città eterna nuove competenze e maggiore autonomia finanziaria.
Roma Capitale come una Regione
La proposta principale, presentata dal capogruppo di Forza Italia Paolo Barelli e sostenuta da Luca Sbardella di Fratelli d’Italia, trova una convergenza significativa con un testo simile avanzato dal democratico Roberto Morassut. Quest’ultimo aveva già portato avanti una riforma analoga nella precedente legislatura, arenatasi con la caduta del governo Draghi. Le due proposte condividono l’obiettivo di rafforzare i poteri di Roma, differendo solo in alcuni dettagli tecnici, come il riferimento allo statuto di Roma Capitale che, secondo il testo Morassut, richiederebbe l’approvazione a maggioranza qualificata del consiglio comunale.
La commissione Affari costituzionali, dopo aver smaltito altre questioni in sospeso, è pronta a concentrare le sue attenzioni su questa riforma. L’obiettivo è ottenere una prima approvazione in entrambe le camere entro l’estate, rispettando i tempi richiesti dall’articolo 138 della Costituzione. La previsione è di completare l’iter entro un anno e mezzo, evitando il referendum attraverso un ampio consenso parlamentare.
I contenuti della riforma per Roma: poteri e fondi come una Regione
La riforma prevede di attribuire a Roma Capitale poteri legislativi e amministrativi paragonabili a quelli di una regione, con esclusione della sanità, per non intaccare i fondi destinati al Lazio. Questo ampliamento delle competenze permetterebbe a Roma di accedere ai fondi di coesione regionale dell’Unione Europea e di rafforzare il proprio organico amministrativo, includendo personale proveniente dall’amministrazione statale e regionale in base alle nuove competenze.
Un punto cruciale della proposta è garantire alla Capitale “adeguati mezzi e risorse” per svolgere le sue nuove funzioni. L’esclusione della sanità evita di generare squilibri finanziari nella regione Lazio, mantenendo intatto il modello federale introdotto nel 2001. La scelta di non trasformare Roma in una nuova regione autonoma risponde anche alla necessità di snellire l’iter legislativo, evitando i passaggi aggiuntivi previsti dall’articolo 132 della Costituzione, che includerebbero un referendum tra i cittadini.
Le sfide e i prossimi passi: riparte l’iter parlamentare
L’avvio dell’iter legislativo rappresenta una tappa fondamentale per Roma. Negli ultimi anni, vari sindaci della Capitale hanno lamentato la carenza di risorse e poteri adeguati, indipendentemente dall’appartenenza politica. La riforma mira a superare queste criticità, dotando la città di strumenti più efficaci per affrontare le sfide del presente e del futuro.
Il consenso bipartisan è un segnale positivo, ma il percorso è ancora lungo. Superata la prima lettura, servirà una seconda approvazione a distanza di almeno tre mesi, con l’obiettivo di chiudere definitivamente la partita entro il 2026. Sul piano politico, l’ampio sostegno alla riforma sembra garantire un iter senza particolari ostacoli, anche se restano da definire i dettagli operativi per l’attuazione delle nuove competenze.
Un futuro all’altezza delle aspettative
Con la sua storia millenaria e il suo ruolo simbolico, Roma merita un assetto istituzionale in grado di valorizzare le sue potenzialità. La riforma, se approvata, rappresenterebbe un passo decisivo per colmare il gap con le altre capitali europee, garantendo alla città eterna un futuro più efficiente e moderno. I prossimi mesi saranno cruciali per tradurre in realtà questa ambiziosa trasformazione.