Roma, “Fai troppo casino, non riusciamo a spacciare” e gli sparano alle gambe

Laurentino 38

“Ao, non devi fa’ caciara qui sotto, noi qui ce lavoriamo”. Una frase che si sente spesso a Roma, dove magari la notte, sotto a finestre e balconi, si raggruppano giovani a chiacchierare e ad ascoltare musica, senza rendersi conto dell’ora tarda. Ma se a pronunciarla non è il comune cittadino stanco della malamovida, ma uno spacciatore armato, le cose possono degenerare. Ed è quello che è accaduto nella notte tra il 26 e il 27 settembre scorso al Laurentino 38, sotto l’ultimo ponte.

Quella che doveva essere una serata di divertimento si è trasformata in un incubo per Andrea C., un 34enne ferito a colpi di pistola dopo una discussione con due fratelli, Cristian e Tiziano M., come riporta il Corriere della Sera. Il ragazzo, secondo i due, faceva troppo rumore vicino alla loro piazza di spaccio. E questo ha scatenato la reazione rabbiosa, fino ad arrivare alla sparatoria.

Dalla ricostruzione, Andrea C. era andato con un amico in un bar, dove probabilmente aveva bevuto troppo. Poi era tornato al Laurentino 38 e, forse un po’ su di giri, aveva iniziato a “fare casino”. Quel rumore che ha infastidito i due fratelli.

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La sparatoria e la corsa in ospedale

Per i due fratelli non bastano le minacce verbali. Scoppia la rissa e, a un certo punto, spunta pure una pistola. Partono due colpi di pistola, che colpiscono Andrea alla gamba destra. Quando arrivano i soccorsi, la vittima non vuole collaborare: non sa chi gli ha sparato, non sa il motivo. Un classico muro di omertà che gli investigatori riescono a sgretolare grazie a intercettazioni ambientali. Il ragazzo viene portato d’urgenza al Sant’Eugenio mentre gli inquirenti avviano le indagini. Le conversazioni captate rivelano che dietro l’agguato ci sono proprio i fratelli M., che vengono accusati di tentato omicidio, lesioni e porto abusivo d’armi. Per loro la Procura di Roma ha chiesto dieci anni e otto mesi di carcere.

Le intercettazioni e i retroscena dello spaccio

Ma la storia non finisce qui. Nelle intercettazioni emerge un altro nome: Vincenzo B., pregiudicato e amico della vittima. Il 32enne non c’entra direttamente con la sparatoria, ma si lamenta delle conseguenze: l’attenzione delle forze dell’ordine ha mandato all’aria i suoi affari e ha portato all’arresto di alcuni suoi uomini. “M’hai fatto perde tre pacchi”, si sfoga in una conversazione captata dagli inquirenti. Il suo coinvolgimento porta a una nuova accusa: traffico di droga e detenzione illegale di armi. Anche per lui il pm ha chiesto una condanna a sei anni e otto mesi.

Le accuse e la sentenza in arrivo

Secondo la Procura, i due fratelli gestivano la piazza di spaccio nella zona e quella notte hanno reagito con la violenza per mettere a tacere un disturbo indesiderato. La vittima, che nel frattempo ha subito un’operazione senza mai riacquistare completamente la mobilità della gamba, ha preferito il silenzio. Ma gli agenti, grazie alle intercettazioni, hanno ricostruito il quadro e arrestato i responsabili.

Per tutti e tre gli imputati, la sentenza definitiva è attesa per i primi giorni di aprile. Il Laurentino 38 resta un territorio difficile, dove la legge delle piazze di spaccio sembra ancora più forte di quella dello Stato.