Roma, finge di essere stata stuprata e derubata e denuncia guardia giurata. “Senza stipendio da mesi, rischio di essere licenziato perché si crede solo alle donne”

Guardia giurata
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Non solo le donne possono cadere vittima di ingiustizie e abusiAnche gli uomini, a volte, si trovano intrappolati in situazioni assurde, dettate da vendette, bugie e pregiudizi. È la storia di Massimo, un uomo che rischia di perdere tutto: il lavoro, la dignità e la possibilità di mantenere suo figlio.

Massimo, nome di fantasia, è una guardia giurata che vive in provincia di Roma, vicino al lago di Bracciano. Dopo 18 anni di servizio senza mai nessun tipo di problema, la sua vita è stata stravolta da una denuncia infamante, basata su accuse mai dimostrate. Oggi, Massimo è sospeso dal lavoro, privato delle sue armi e con il licenziamento dietro l’angolo. Ma cosa è successo davvero?

Un incontro che cambia tutto

Tutto inizia con un incontro casuale su un social network. Laura, anche questo un nome di fantasia, entra nella vita di Massimo a giugno scorso. Lei sembra in cerca di aiuto e ospitalità; lui, generoso e solitario, decide di darle un tetto per due giorni. Ma ciò che doveva essere un gesto di cortesia si trasforma presto in un incubo.

In casa di Massimo, Laura rivela dettagli inquietanti: la donna ammette di fare consumo di hashish e di avere con sé sostanze illegali. La situazione degenera quando lui, preoccupato, decide di allontanarla da casa. La accompagna fuori con un pretesto, ma poco dopo, lei torna e tenta di sfondare la porta, utilizzando un ciocco di legno con il quale riesce a rompere un vetro per rientrare. Massimo chiama il 112, convinto di agire nel modo più corretto. Ma è qui che il suo incubo inizia davvero.

Le accuse che distruggono una vita

Davanti ai carabinieri, Laura accusa Massimo di violenza fisica, sessuale e furto. Racconta di essere stata minacciata con le armi e dichiara che Massimo le ha rubato 2000 euro. Accuse gravissime, che portano al sequestro immediato delle armi e alla sospensione dal lavoro di Massimo.

Nonostante le sue proteste di innocenza, nessuno sembra voler ascoltare la versione dell’uomo. Laura viene visitata in ospedale, ma non emergono segni di violenze. Nonostante questo, il “codice rosso” viene attivato e il calvario giudiziario di Massimo si aggrava.

Un sistema che non tutela gli innocenti

Mi hanno sequestrato tutto: armi, documenti, perfino la dignità. Da giugno sono sospeso dal lavoro, senza stipendio, con la prospettiva di essere licenziato. Sono incensurato, non ho mai fatto nulla di male e ora, a 58 anni, sto per perdere il lavoro che mi ha permesso di mantenere mio figlio. Tutto per una denuncia che si basa solo sulle parole di una persona”, racconta Massimo con amarezza.

A rendere la situazione più surreale, la presunta vittima non si presenta nemmeno alle udienze. Eppure, la macchina burocratica non si ferma: il porto d’armi, inizialmente restituito, viene di nuovo sequestrato per via amministrativa. Massimo è intrappolato in un sistema che sembra incapace di distinguere tra realtà e finzione.

Le domande scomode

La storia di Massimo non è un caso isolato. Ogni anno, decine di guardie giurate perdono il lavoro a causa di accuse infondate. “Nella mia azienda, sono il terzo collega in due anni a perdere il lavoro per accuse infondate”, conferma Massimo. Ma chi protegge queste persone? Perché, in casi del genere, sembra che la parola di un accusatore basti a rovinare la vita di un innocente?

“Mi sento usato per fare politica. Nessuno ha mai davvero verificato i fatti. Se fossi stato un agente delle forze dell’ordine, avrei avuto delle tutele. Invece, come guardia giurata, vengo trattato come un privato cittadino qualsiasi, senza che nessuno consideri l’impatto devastante di questa vicenda sulla mia vita”, spiega Massimo.

Quando giustizia fa rima con pregiudizio

Il caso di Massimo apre una riflessione importante: quanto il sistema giudiziario è realmente imparziale? Perché, anche in assenza di prove concrete, un uomo può essere sospeso, privato del lavoro e lasciato solo a difendersi da accuse che si sciolgono al primo esame dei fatti?

La giustizia deve essere uguale per tutti, ma la storia di Massimo dimostra che a volte gli uomini vittime di calunnie vengono lasciati soli a combattere battaglie impossibili. È tempo di chiedersi se questo è il prezzo che vogliamo far pagare a chi, come Massimo, ha avuto il solo torto di fidarsi della persona sbagliata.