Roma, gattile sanitario di Muratella al collasso. Gli operatori: “Le Asl non ci aiutano”

Gatti a Roma

Il Giubileo degli animali non è la strada. E il fatto che ogni giorno i media siano costretti a registrare decine di incidenti a danno di animali vaganti e conducenti di autoveicoli lo conferma. Una realtà, quella del randagismo, tutta italiana, soprattutto al centro-sud. Chi ha viaggiato per l’Europa lo sa.

La notizia che il Comune abbia stanziato per il prossimo anno decine di migliaia di euro per combattere tale fenomeno in vista dell’Anno Santo dovrebbe rassicurarci. E ancor più dovrebbe placare gli animi di volontari ed associazioni l’ultima iniziativa che prevede microchippatura e sterilizzazioni gratuite per cani e gatti di famiglie e singoli con redditi inferiori ai 15mila euro.

Come stanno realmente le cose

La realtà, tuttavia,  sembra essere ben altra. Il gattino che spunta tra le rovine della Roma antica certamente appare pittoresco allo sguardo superficiale e divertito del turista e del pellegrino di passaggio. Tuttavia, dietro quel musino tenero e impertinente, si cela spesso una realtà fatta di privazioni, proliferare incontrollato, cure approssimative e occasionali o totalmente assenti, patologie infettive (come FIV, FEV, Emobartonella) che dilagano a macchia d’olio in tutte le aree della città, centro storico compreso. E il solito scaricabarile tra le istituzioni competenti.

La testimonianza

“A Roma Nord qualche anno fa esisteva un ambulatorio zooriatrico presso la ASL Roma1, oggi dismesso – spiega un gentile quanto affannato medico veterinario in servizio presso l’ambulatorio 18 del Canile di Muratella – Di fatto, quella unità si limita alle sterilizzazioni. E non fa niente altro. Mentre da noi il gattile sanitario scoppia!”

“Ogni Asl dovrebbe farsi carico dell’assistenza e delle cure dei randagi del proprio territorio. La Asl Rm1 è solo un esempio. Per le altre vale lo stesso discorso. Bisognerebbe ripristinare i vecchi ambulatori zooriatrici, affinché ai trovatelli e ai gatti malati di quartiere non appartenenti a colonie possano essere garantite cure e assistenza”, conclude il veterinario.

Non lasciano spazio alla fantasia le dichiarazioni dell’operatore sanitario di turno, che nell’inferno del gattile sanitario fa quello che può, eroicamente, come tutti gli altri. Mentre una sola ausiliaria addetta all’alimentazione e ai terapie giornaliere è assolutamente insufficiente per i malati ivi ricoverati. Le cure per la stabilizzazione dei piccoli ospiti ricoverati sono spesso lunghe in presenza di patologie infettive gravi e in relazione anche alle esigenze e all’indole di ciascun micio.

Manca il personale

Sembra si faccia anche una certa fatica a smistare i mici ricoverati in questo reparto nelle cinque strutture convenzionate. Non tutte le strutture inoltre hanno a disposizione personale sufficientemente preparato e formato in termini di patologie feline e loro trattamento. “Non è così – smentisce nettamente le affermazioni del medico di turno il veterinario della Asl Roma1 – le cure dei randagi spettano solo ed esclusivamente al Canile di Roma da qualunque zona essi provengano. Noi qui possiamo solo sterilizzare i gatti di colonia. Niente altro”.

E il comune cittadino che si imbatte in un gatto sofferente in strada e non volesse voltarsi dall’altra parte, cosa deve fare, quindi?”, gli chiediamo. “Semplicemente chiamare la polizia locale che attiva la Pet in Time che conduce l’animale a Muratella”. Semplicemente, già!

Rosanna Sabella