Roma, Giorgia e Beatrice morte sull’Olimpica: processo per due funzionari del Campidoglio
Sono passati due anni dall’incidente che ha tolto la vita a Giorgia Anzuini e Beatrice Funariu, e ora due funzionari del Comune di Roma sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio stradale. Le due giovani ventenni persero la vita l’11 luglio 2022 lungo un tratto della Tangenziale Olimpica. Il motivo? In quel tratto di strada, nonostante anni di incidenti e richieste di intervento, non era mai stato installato un guardrail, che forse avrebbe potuto evitare la tragedia.
A inizio giugno la Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio per gli ultimi quattro dirigenti del Simu, Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana, il dipartimento che opera a Roma. Ma, dopo ulteriori indagini, si è deciso per il processo solo per due di loro.
Sei morti e oltre 200 incidenti in 20 anni
Quello che per molti è solo un tratto di strada, per chi conosce bene la zona è una vera e propria trappola. Dal 2001 ad oggi si sono verificati sei morti e 227 incidenti proprio lì, dove una semplice infrastruttura di sicurezza, come il guardrail, avrebbe potuto fare la differenza. Il problema era già stato sollevato nel lontano 27 aprile 2001, quando l’allora comandante dei vigili urbani avvertì il Campidoglio dell’urgenza di installare la barriera per evitare il salto di corsia.
L’incidente: la fatalità che poteva essere evitata
La sera dell’incidente, Giorgia e Beatrice stavano tornando a casa a bordo di una Citroen. Nessuna delle due aveva bevuto, e Giorgia guidava a una velocità moderata di 55 km/h. Eppure, in pochi istanti, la vettura perse aderenza, si ribaltò e invase la corsia opposta. Proprio in quel momento sopraggiungeva una Alfa Romeo Stelvio, guidata dal regista Carmine Elia. L’impatto fu devastante: mentre Elia riuscì a sopravvivere, le due giovani morirono sul colpo.
Altri casi, stesso destino: l’ombra della negligenza
I due funzionari coinvolti, appartenenti al dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana del Comune di Roma, sono accusati non solo per la morte di Giorgia e Beatrice, ma anche per quella di Giacomo Sabelli, un altro giovane di 22 anni che perse la vita nello stesso punto. Anche in quel caso, si ipotizza che la presenza di un guardrail avrebbe potuto evitare la tragedia.
Un processo che apre vecchie ferite
Il processo, che inizierà nel gennaio 2026, mette ancora una volta in luce l’importanza della manutenzione e della sicurezza stradale. Per le famiglie delle vittime, tra cui i genitori di Giorgia, rappresentati dall’avvocato Silvia Pezzulla, la giustizia arriva troppo tardi, ma rimane la speranza che il sacrificio delle loro figlie possa evitare future tragedie.