Roma, il flop fa quaterna: il Comune vuole aprire 4 nuove CTE
L’annuncio è stato dato dalle colonne del Sole 24 Ore dall’assessore Monica Lucarelli: “A Roma vogliamo aprire quattro nuove Case delle Tecnologie Emergenti (CTE) in periferia”. Saranno le figlie dell’esperimento del centro nella stazione Tiburtina la cui utilità sfugge a molti e i cui risultati sono tutt’altro che incoraggianti.
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La stanza di un quindicenne
Eppure, dopo quell’ufficio hi-tech (una lavagna digitale, senza connessione wi-fi e neanche una postazione internet: ancora non si capisce bene come si possa accedere a questo prodigio dell’innovazione visto che il sito cteroma.it sembra frutto di una scena di Amici miei) con vista sui binari dell’Alta velocità e arredi che sembrano usciti dalla stanza di un quindicenne, il Comune di Roma vuole amplificare l’esperimento e arrivare anche in periferia.
Cattedrali nel deserto…
“La mia ossessione sin dall’inizio dell’incarico – ha spiegato al Sole l’assessora alle Attività produttive e alle Pari opportunità, Monica Lucarelli – è stata quella di evitare l’effetto “cattedrali nel deserto” e assicurare alle nuove iniziative una strategia di finanziamento integrata che permetta di coprire, dopo le spese di realizzazione, anche le spese operative e dunque la capacità di autosostenersi nel tempo”. Finora gli unici fondi privati li aveva reperiti l’allora assessore della Raggi Carlo Cafarotti grazie ad Acea e Tim su tutti, il resto sono stati solo finanziamenti pubblici ed europei, quindi pagati dei cittadini. A fronte di quale beneficio? Tante belle parole tra l’inglese e il linguaggio dos. Un mare di soldi per avere la cameretta dell’adolescente spesso chiusa o al massimo utilizzata per ospitare convegni.
Roma ha bisogno di altro
Per carità, puntare sulla tecnologia in una città come Roma dove ci sono zone in cui non prende neanche il cellulare (una di queste è proprio la sede dell’assessorato di via dei Cerchi, e già da questo si capisce molto…), è lodevole ma forse andrebbe strutturata in maniera più consona: ad oggi il team di lavoro conta 5 dipendenti che tra smart working, permessi e simili si riduce a tre comunali ogni giorno. A Roma c’è bisogno di altro, di servizi, di qualità e di cose più concrete di una costosissima scatola che resta puntualmente vuota.