Roma, il Ponte di Ferro finalmente riapre, ma i costi passano da 8 a a 18 milioni: perché? E chi paga?

Dopo mesi di attese e rinvii, finalmente c’è una data definitiva: giovedì 20 marzo il Ponte dell’Industria, meglio conosciuto dai romani come Ponte di Ferro, riaprirà al traffico. Un sospiro di sollievo per i cittadini, che da luglio 2023 fanno i conti con disagi e deviazioni. La storica infrastruttura, costruita tra il 1862 e il 1863, non sarà più solo un simbolo della città, ma anche un ponte moderno e funzionale, finalmente aperto anche agli autobus. Ma mentre il conto alla rovescia per l’inaugurazione termina, il conto economico continua a crescere: come mai è costato 10 milioni di euro in più rispetto quanto dichiarato inizialmente dal Comune di Roma?
Le certezze e… i dubbi
Ma così come è – finalmente – certa la data dell’inaugurazione, che ha fatto tanto penare i romani, visti i continui ritardi, è certo anche il lievitare dei costi. E la mancanza di spiegazioni. A luglio dello scorso anno, infatti, ci chiedevamo come mai sul sito del Comune di Roma il 3 agosto 2023 venisse scritto che per “Scongiurare la chiusura definitiva, prevista nel 2026, e restituire alla città un’opera importante sia dal punto di vista dei collegamenti, sia da quello storico, trattandosi di un ponte che appartiene al patrimonio culturale di Roma.

Questi sono gli obiettivi dei lavori di riqualificazione che interesseranno Ponte dell’Industria. Dal prossimo 24 luglio, infatti, il ponte verrà chiuso e riaprirà definitivamente a settembre 2024. Alla fine dei lavori, l’opera sarà completamente messa a norma, anche antisismica, e sarà transitabile da autobus, veicoli e sarà dotato di una passerella protetta per il passaggio a piedi. Il cantiere avrà una durata di 14 mesi ed è finanziato con circa 8 milioni di euro di fondi giubilari. Sarà Anas ad eseguire i lavori, grazie a una convenzione con il Comune di Roma”.
Sottolineiamo la cosa: ritardi a parte, sui quali stendiamo un velo pietoso, il Comune aveva scritto che per fare i lavori servivano 8 milioni di euro. Che, invece, strada facendo sono diventati ben 18, quindi più del doppio. A cosa sono serviti i 10 milioni di euro in più? Lo avevamo chiesto a luglio, nessuno ci ha risposto.
Un restauro da record… anche nei costi
Quindi, riepilogando, luglio del 2023, il Comune di Roma annunciava un piano di ristrutturazione ambizioso, con una spesa prevista di 8 milioni di euro, finanziati grazie ai fondi giubilari. L’obiettivo era quello di evitare la chiusura definitiva nel 2026 e restituire alla città un’infrastruttura più sicura e moderna. Lavori necessari, certo, ma il cantiere ha presto preso una piega diversa: oggi il costo complessivo ammonta a ben 18 milioni di euro. Un rincaro vertiginoso che lascia aperte molte domande.
Se gli 8 milioni iniziali erano fondi giubilari, da dove arrivano gli altri 10 milioni? E soprattutto, come sono stati spesi? A luglio avevamo chiesto chiarimenti, ma le risposte non sono mai arrivate.
Un ponte più sicuro, ma a che prezzo?
Certo, l’intervento ha reso il Ponte di Ferro più resistente e adatto alle esigenze della città. Grazie alla tecnica del jet grouting, che ha permesso di consolidare le fondamenta nel fiume Tevere, ora può sopportare un peso di 26 tonnellate, rispetto alle 3,5 precedenti. Per portare a termine l’opera, sono stati chiamati ingegneri norvegesi, esperti in questa tecnica avanzata.
Tra le operazioni più spettacolari c’è stata la rimozione delle arcate in ferro, resa possibile da una gru da 600 tonnellate. Un processo lungo e delicato che ha permesso di restaurare le storiche travi, successivamente riposizionate.
Più collegamenti, ma ancora troppe incognite
Con la riapertura, il Ponte dell’Industria diventerà un’infrastruttura chiave per la viabilità della città. Sarà percorribile da auto, autobus, pedoni e ciclisti, grazie alla nuova passerella e alla pista ciclabile. Cambierà anche il trasporto pubblico: la linea 780 verrà deviata verso la metro Piramide e verrà introdotta una nuova linea, la 096.
Ma se da un lato il sindaco Roberto Gualtieri ha parlato di un’opera titanica, dall’altro restano molte ombre sulla spesa pubblica. Chi pagherà il conto finale? Sono soldi giubilari o fondi provenienti da altre risorse? E soprattutto, perché questo aumento spropositato dei costi non ha ricevuto spiegazioni chiare?
L’inaugurazione sarà celebrata in grande stile, ma sarebbe opportuno che, insieme ai festeggiamenti, arrivassero anche le risposte. Perché a pagare, alla fine, sono sempre i cittadini.

