Roma, inizia il processo al ‘figlioccio’ di Licio Gelli che deve al Comune 55 milioni: il Campidoglio si presenterà in aula?

Roma, sullo sfondo piazza del campidoglio, sede del comune, in primo piano il sindaco Roberto Gualtieri e Licio Gelli

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Roma, inizia il processo al ‘figlioccio’ di Licio Gelli che deve al Comune 55 milioni: il Campidoglio si presenterà in aula? Venerdì 2 maggio si aprirà presso la seconda sezione penale del Tribunale penale di piazzale Clodio il processo a carico di G.C., finanziere considerato dagli inquirenti vicino all’orbita della loggia P2, tanto da essere soprannominato “il figlioccio” di Licio Gelli.

Il procedimento arriva dopo anni di indagini, perizie e tentativi falliti di recupero di una somma milionaria che il Comune di Roma reclama come propria. Al centro della vicenda, una controversa garanzia costituita da un misterioso rocchetto di nichel, presentato come un patrimonio prezioso e rivelatosi, secondo gli investigatori, una colossale truffa.

Un credito da 55 milioni: Roma si presenterà in Tribunale?

La vicenda affonda le radici nel 1997 (sindaco Francesco Rutelli), quando il Comune di Roma espropriò un terreno agricolo destinato alla costruzione di un deposito per autobus Atac. I proprietari del terreno si opposero alla decisione del Comune, ottenendo dal tribunale un maxi-risarcimento di circa 65 miliardi di lire. In attesa dell’indennizzo, decidono di cedere il credito a G.C., che lo acquista a una cifra notevolmente inferiore.

Nel 2004, grazie a un decreto ingiuntivo, il finanziere riesce a ottenere dal Comune l’intera somma riconosciuta. Ma l’anno successivo la Cassazione annulla tutto, ribaltando la decisione e stabilendo che è G.C. a dover restituire l’intero importo al Campidoglio.

La garanzia-trappola per Roma dal figlioccio di Licio Gelli?

A corto di liquidità, G.C. propone come garanzia al Comune (sindaco Walter Veltroni) una partita di nickel wire, un sottilissimo filo metallico avvolto in un rocchetto, che afferma valere circa 36 milioni di euro. Il Comune accetta. Il “tesoretto” viene custodito in un caveau di massima sicurezza, con costi di deposito che negli anni lieviteranno fino a 200mila euro. Ma qualcosa non torna: l’oggetto, apparentemente prezioso, non trova acquirenti. L’asta per la sua vendita va deserta per sei volte. E il sospetto di una frode si insinua, con sempre maggiore insistenza.

Il sequestro e la verità sul valore del Nickel

Nel 2018 arriva la svolta. La Guardia di Finanza sequestra il rocchetto dopo aver accertato che altri materiali analoghi, sempre riconducibili a G.C., presentavano valutazioni gonfiate. Uno in particolare, dichiarato inizialmente del valore di 15 milioni, era stato stimato in realtà appena 20mila euro. Una nuova perizia svela che anche il rocchetto romano non vale più di 40mila euro. Le ipotesi investigative si consolidano: si tratterebbe di un colossale raggiro messo in atto ai danni dell’amministrazione capitolina.

Un danno economico e contabile

Il Comune di Roma, che nel frattempo aveva inserito in bilancio i 55 milioni di euro vantati come credito nei confronti di G.C., si ritrova ora con un buco significativo. L’importo, rivalutato negli anni e mai incassato, non solo non esiste più nella forma prevista, ma rischia di diventare un pesante passivo per le casse dell’ente. La vicenda solleva interrogativi sulla gestione del patrimonio pubblico e sulle valutazioni effettuate all’epoca dai funzionari coinvolti. Una storia che, tra ombre finanziarie e personaggi enigmatici, continua a far discutere.

Licio Gelli, l’ex capo della loggia massonica più importante e famosa d’Italia operava aspesso anche nella Capitale

Il grande interrogativo

Resta ora da capire se il Campidoglio si costituirà parte civile al processo, chiedendo formalmente il risarcimento dei danni subiti. Una mossa che apparirebbe scontata, ma che ad oggi non è ancora stata confermata.

Il rischio è che il Comune, oltre ad aver subito un danno economico diretto, finisca anche per mancare un’occasione di tutela giudiziaria. Intanto, mentre si attende l’apertura del dibattimento, l’attenzione si concentra sul futuro di un procedimento che promette di fare luce su uno dei più clamorosi inganni ai danni della pubblica amministrazione capitolina.

Roberto Gualtieri
Roberto Gualtieri, sindaco di Roma – www.7colli.it