Roma, l’intelligenza artificiale sbaglia persona: operaio in carcere per errore. Il caso in Parlamento

A sinistra, il logo dell'ìIntelligenza Artificiale, a destra il carcere Regina Coeli

Un caso giudiziario singolare si è verificato a Roma, coinvolgendo un operaio romeno, A. C., di 44 anni, che è stato ingiustamente arrestato in seguito a un mandato di cattura internazionale emesso dalla Svizzera. L’uomo, residente nella capitale e impiegato come muratore presso un’azienda locale. È stato condotto in carcere a Regina Coeli per due furti di cui non aveva alcuna responsabilità. I fatti contestati risalgono a due episodi di furto avvenuti in Svizzera, rispettivamente a Lugano il 28 giugno e ad Ascona il 5 luglio 2024. Ma in quei giorni l’operaio si trovava regolarmente al lavoro a Roma, come documentato dai registri dell’azienda. Il caso è già finito anche in Parlamento, grazie ad una interrogazione presentata quest’oggi dal deputato Devis Dori, che ha chiesto al Ministro della Giustizia di indagare sulla vicenda. La notizia ci è stata riferita dall’avvocato dell’operaio, il dottor Manrico Pensa.

Roma, l’intelligenza artificiale sbaglia persona

L’accusa nei confronti dell’uomo è stata formulata dalla procura del Canton Ticino, che aveva emesso un ordine di arresto il 20 agosto. Tuttavia, un errore amministrativo ha portato al prolungamento dell’ordine di cattura, nonostante fosse già stato revocato il 4 settembre. Il 24 settembre, A. C. è stato arrestato e trasferito in carcere. Il giorno successivo, l’avvocato difensore ha inviato una comunicazione alla procura svizzera, allegando prove che dimostravano l’alibi dell’operaio. In meno di venti minuti, la procura elvetica ha confermato che l’ordine di arresto era stato revocato da tempo. Ma a causa di un disguido la decisione non era stata comunicata correttamente.

L’Intelligenza Artificiale sbaglia, ma di grosso

La situazione è stata risolta rapidamente, e nel pomeriggio del 25 settembre la corte d’Appello di Roma ha revocato la custodia cautelare. Permettendo all’uomo di tornare libero e riunirsi con la sua famiglia. La vicenda ha sollevato dubbi sull’uso delle tecnologie di sorveglianza, in particolare sull’impiego di algoritmi di intelligenza artificiale che avrebbero potuto contribuire all’errore di identificazione. Resta da chiarire se il sistema utilizzato per analizzare le immagini delle telecamere di sicurezza abbia commesso un errore, portando all’ingiusta accusa nei confronti dell’operaio.