Roma, lite in classe a Spinaceto, la prof si rompe la spalla e accusa lo studente straniero: ‘Galera nel tuo paese’

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Un telefono conteso, un’aggressione presunta, un’accusa di razzismo. Il caso esploso all’Istituto Comprensivo Frignani di Roma, nel quartiere Spinaceto, sembra uscito da un film, ma è una vicenda reale che sta dividendo insegnanti, studenti e famiglie. Protagonisti dello scontro una professoressa di matematica e uno studente ucraino di 16 anni, assegnato alla terza media a causa delle difficoltà con la lingua. Il risultato è una sospensione, denunce incrociate e un clima di tensione sempre più acceso tra le parti, ma non solo.

La lite: insegnante con la spalla lussata

Tutto inizia il 7 gennaio, al rientro dalle vacanze di Natale, come riporta Il Messaggero. La docente racconta di essere stata spintonata violentemente dallo studente, che voleva riprendersi il telefono appena sequestrato. Un impatto che, secondo la sua versione, le avrebbe provocato una grave lussazione alla spalla. Il ragazzo, invece, nega l’aggressione: sostiene di aver solo cercato di recuperare il dispositivo, usato per tradurre le lezioni, senza intenzione di fare del male all’insegnante.

Ma non è tutto. La madre dello studente ribalta la situazione e accusa la professoressa di aver rivolto al figlio insulti razzisti, come: “Meriti la galera nel tuo paese, in Ucraina”. Un’accusa pesante, che trasforma il caso in un vero e proprio scontro legale.

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Ragazzo in difficoltà o aggressione grave?

La vicenda non si esaurisce con la lite in aula. La docente chiama il 112 e, nel pomeriggio, si reca in ospedale. Nei giorni successivi invia alla scuola certificati medici, dichiarando di aver bisogno addirittura di un intervento chirurgico. Nel frattempo, la madre dello studente si presenta dai carabinieri per denunciare la professoressa.

La scuola cerca di gestire il caso con equilibrio. Il consiglio d’istituto riconosce la gravità del gesto del ragazzo ma, considerate le sue difficoltà e il fatto che non avesse mai dato problemi in passato, opta per una sospensione ridotta“Parliamo di un profugo di guerra che vive in una situazione delicata e utilizza il tablet per integrarsi. Forse non ha capito cosa stesse succedendo”, spiega il dirigente scolastico Gianfranco Turatti.

La parola al consiglio di classe

Se da un lato la professoressa accusa la scuola di non aver preso provvedimenti severi, dall’altro il ragazzo e la sua famiglia si difendono con forza. Ora la parola passa al consiglio di classe, chiamato a decidere il destino dello studente.

Intanto, tra le mura dell’istituto, la tensione resta alta. E una domanda rimane senza risposta: chi ha davvero ragione?