Roma non dimentica: Angelo Mancia ricordato nel suo quartiere con una grande scritta
Angelo Mancia ricordato nel 42° anniversario dell’omicidio con una grande scritta nel suo quartiere, Talenti, a Montesacro. Il giovane dipendente del “Secolo d’Italia” fu assassinato il 12 marzo del 1980 sotto casa sua, proprio mentre usciva per andare al lavoro a via Milano, allora sede del giornale del Msi. Era la fine degli anni piombo, e probabilmente fu il periodo peggiore di quella stagione di odio e di terrorismo. In poche settimane successero molte cose, e tutte brutte. Un’aria così pesante non si era mai sentita, e sì che il decennio precedente era stato cruento. Basti pensare che la notte prima dell’assassinio di Angelo era stato ucciso un giovane, un cuoco, solo perché scambiato per il segretario della sezione Flaminio del Msi. Addirittura i comunisti rivendicarono l’assassinio non essendosi ancora accorti del tragico errore.
Mancia fu l’epilogo di una stagione di terrorismo rosso
Pochi giorni prima c’erano state le due bombe al “Secolo d’Italia”, in tipografia, delle quali però fortunatamente una sola era esplosa. L’attentato. compiuto dal gruppo che avrebbe assassinato Mancia, la Volante Rossa, era organizzato in modo atrocemente efficace. Dopo la prima esplosione, la seconda bomba avrebbe dovuto falciare i soccorritori e la gente accorsa. Per fortuna ciò non avvenne, ma l’attentato causò diversi feriti, tra cui uno grave. Mancia lavorava al quotidiano del Msi, e probabilmente questo è legato all’attentato. In quei giorni otto chili di esplosivo poi furono messi nella sede del Fronte della Gioventù a via Sommacampagna, e solo per un caso fortuito ci si accorse della bomba, che poi fu disinnescata dagli artificieri pochi minuti prima dell’esplosione. Sarebbe sata una strage.
Pochi giorni prima di Mancia era stato ucciso Valerio Verbano
Molte altre bombe e incendi in quei giorni colpirono il Msi. Si era sotto assedio, perché i comunisti avevano preso l’occasione per regolare i conti, alzando il livello dello scontro. Il 22 febbraio infatti, sempre a Montesacro, era stato ucciso in modalità atroci un giovane ventenne comunista, Valerio Verbano, davanti agli occhi dei genitori. Due persone mascherate si erano introdotte in casa sua con una scusa e avevano immobilizzato i genitori attendendo il ritorno di Valerio da scuola. Quando tornò a casa, fu assassinato. Neanche in questo caso, come nel caso di Mancia, furono mai individuati i colpevoli. Angelo era stato ucciso da due killer che lo avevano atteso tutta la notte sotto casa in un pulmino. Dopo l’esecuzione, si allontanarono dapprima sul pulmino e poi su una Mini Minor rossa. Mai più ritrovata.