Roma, nudisti di Ostia in protesta sotto il Campidoglio: “Salviamo l’oasi di Capocotta”


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Roma, nudisti di Ostia in protesta sotto il Campidoglio: “Salviamo l’oasi di Capocotta, ma soprattutto il suo storico chioso“. L’oasi naturista di Capocotta, celebre angolo incontaminato del litorale romano e storica meta per gli amanti del naturismo, rischia di perdere il suo cuore pulsante: il chiosco che da oltre due decenni offre servizi ai frequentatori della spiaggia immersa nell’oasi naturale. Il Campidoglio difatti ha annunciato l’intenzione di abbattere la struttura, ritenuta abusiva, in quanto rientrante tra quelle stagionali e soggette a rimozione. La decisione arriva alla vigilia della stagione balneare e prevede, contestualmente, la pubblicazione di un bando per l’assegnazione temporanea dell’area. La notizia è stata pubblicata da Roma Today.

Il piano del Comune di Roma per ‘recuperare’ l’oasi di Capocotta

Secondo quanto stabilito dall’assessorato all’Ambiente, il bando — definito “light” — sarà valido solo per un anno, con l’obiettivo di garantire l’apertura dell’area per l’estate 2025. Dal 2026, invece, l’amministrazione intende procedere con un nuovo bando, questa volta vincolato alla costruzione di una nuova struttura, come già avvenuto per altri stabilimenti sul litorale romano, tra cui il Settimo Cielo e il Mec’Village.

Una linea che però non tiene conto della specificità dell’oasi naturista e della sua attuale gestione, che da decenni opera in accordo con le normative ambientali e con l’autorizzazione della Riserva Naturale di cui l’area fa parte.

La difesa della comunità naturista

A opporsi con fermezza alla demolizione è la storica gestrice del chiosco, Veronica Ciotoli, che da 25 anni cura lo spazio tra le dune di Capocotta. Secondo quanto riferito, la struttura sarebbe perfettamente funzionante e in regola con le autorizzazioni rilasciate sia dalla riserva naturale che dal Comune. La situazione del chiosco, sottolineano i sostenitori dell’oasi, non è paragonabile a quella di altri stabilimenti ormai dismessi o danneggiati.

L’area di Capocotta rappresenta per molti un simbolo culturale, un presidio di libertà e rispetto per l’ambiente, dove la pratica del naturismo si fonde con un modello di gestione sostenibile e inclusivo.

La protesta: sit-in sotto il Campidoglio per il chiosco dell’oasi di Capocotta


Per difendere l’oasi, la comunità naturista ha organizzato un sit-in previsto per l’8 aprile in piazza del Campidoglio, in concomitanza con l’assemblea capitolina. L’obiettivo è chiaro: chiedere al Comune di non procedere alla demolizione del chiosco e di includerlo nel futuro bando per la gestione dell’area.

La proposta lanciata dai manifestanti è semplice: mantenere la struttura esistente, già autorizzata e funzionante, senza dover affrontare costosi e inutili interventi di abbattimento e ricostruzione. Veronica Ciotoli, simbolo della battaglia, si è detta pronta a portare avanti la protesta ad oltranza, fino ad annunciare un eventuale sciopero della fame e della sete.

Un simbolo da preservare, il caso Capocotta

Il caso Capocotta va oltre la semplice disputa amministrativa. Si tratta di una questione che investe il valore simbolico, ambientale e culturale di un luogo che ha saputo conciliare l’amore per la natura con una visione rispettosa della libertà individuale.

Mentre la città si prepara all’estate, la protesta dei nudisti sotto al Campidoglio richiama l’attenzione su un tema che riguarda non solo la gestione del litorale, ma anche la tutela di uno stile di vita e di un’identità che da decenni fa parte della storia sociale di Roma. Ora la parola passa al Campidoglio, chiamato a decidere se cancellare un pezzo di storia o salvarne l’eredità.