Roma, omicidio Diabolik, attesa entro oggi la sentenza: la Procura chiede l’ergastolo per Calderon

Roma, a sinistra Diabolik, a destra Calderon, presunto omicida

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Roma, è il giorno della verità per il caso che ha sconvolto il panorama criminale romano: l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, noto come Diabolik. La sentenza, attesa per oggi, potrebbe chiudere il cerchio sulla brutale esecuzione avvenuta il 7 agosto 2019 nel Parco degli Acquedotti. La Procura ha chiesto l’ergastolo per Raul Esteban Calderon, presunto killer dell’ex capo ultras della Lazio. Un’esecuzione studiata nei minimi dettagli, che ha segnato un punto di svolta nella guerra tra bande per il controllo del mercato della droga nella capitale.

Roma, Il contesto criminale dell’omicidio Diabolik

Piscitelli non era solo un capo ultras. A capo della cosiddetta batteria di Ponte Milvio, gestiva un’organizzazione criminale composta da pregiudicati italiani e albanesi, esperti in spaccio, estorsioni e violenze. Il gruppo dominava il traffico di cocaina e altre sostanze stupefacenti, accumulando potere e ricchezza. La sua eliminazione, secondo gli inquirenti, non è stata un caso isolato, ma il frutto di una guerra intestina nel narcotraffico romano. Nomi noti della criminalità, come Leandro Bennato e Giuseppe Molisso, potrebbero essere stati coinvolti nella decisione di eliminarlo.

L’agguato contro Diabolik: un’esecuzione da manuale di Calderon?

Il 7 agosto 2019, Piscitelli era seduto su una panchina del Parco degli Acquedotti quando è stato freddato con un colpo alla nuca. Il killer, travestito da runner, si è avvicinato rapidamente, ha sparato un solo colpo e si è dileguato. Un delitto eseguito con precisione chirurgica, in pieno giorno, davanti a testimoni, con una professionalità che ha subito fatto pensare a un sicario esperto. La scena del crimine, con il corpo senza vita di Piscitelli sullo sfondo dell’antico acquedotto romano, ha fatto il giro del mondo, testimoniando la brutalità della criminalità organizzata nella capitale.

L’accusa contro Calderon

Secondo l’Antimafia, l’autore dell’omicidio è Raul Esteban Calderon, identificato anche con il nome Gustavo Alejandro Musumeci. Già condannato per l’esecuzione di Selavdi Shehaj sulla spiaggia di Torvaianica e per il tentato omicidio dei fratelli Costantino, Calderon viene descritto come un killer professionista. La sua ex compagna lo ha definito un uomo spietato, sempre armato, che custodiva la pistola in un’anfora. Tuttavia, la difesa nega con fermezza il coinvolgimento dell’imputato, sostenendo che il video della scena del crimine non lo ritragga e indicando possibili piste alternative.

Una sentenza attesa: Roma aspetta giustizia

Dopo un’indagine complessa condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri, oggi si attende la sentenza. L’eventuale condanna di Calderon potrebbe rappresentare un punto fermo sulla responsabilità dell’omicidio, ma restano ancora aperte le indagini sui mandanti. Gli inquirenti seguono le tracce di figure di spicco come Bennato, Molisso, Capriotti e il boss Michele Senese, che potrebbero aver orchestrato l’operazione.

Perché Diabolik è stato ucciso?

Le ipotesi restano molteplici: una vendetta, un segnale agli altri gruppi criminali, un regolamento di conti per il controllo dello spaccio. Piscitelli, forse, aveva alzato troppo la testa, cercando di imporsi come leader capace di pacificare le faide mafiose per proteggere i business illeciti. O forse aveva tradito le persone sbagliate. Qualunque sia la verità, il suo omicidio ha segnato uno spartiacque nella storia della criminalità romana, lasciando dietro di sé domande ancora senza risposta.