Roma, pazienti disabili torturati nel centro della Croce Rossa: ‘Ti lavo con l’acqua bollente, stasera morirai’
Avrebbero dovuto prendersi cura di loro, i parenti glieli avevano affidati per essere seguiti con attenzione. E invece per quei pazienti disabili il centro di educazione motoria, gestito dalla Croce Rossa, in via Ramazzini a Roma, era diventato un incubo. Loro non potevano difendersi, ribellarsi alle torture di quei dieci operatori socio-sanitari che ora sono stati arrestati dai Carabinieri: cinque uomini e cinque donne, tra i 24 e i 60 anni, adesso finiti ai domiciliari per quelle continue violenze, per quei maltrattamenti e per quei video dell’orrore che li hanno ‘incastrati’.
Nell’ordinanza il G.I.P è stato chiaro e ha definito tutto una ‘galleria’ degli orrori. Gli operatori sociosanitari non ‘soltanto hanno esercitato una violenza costante e inaudita su persone del tutto incapaci di reagire, ma hanno accompagnato le loro azioni inqualificabili con parole di scherno, che hanno stigmatizzato, mediante la derisione, proprio i deficit mentali da cui le persone offese risultano affette’. E quello che è stato scoperto non sembrerebbe lasciare spazio a dubbi.
“Ti spezzo la sedia in testa, mangia tutto”, le continue violenze nel centro di Via Ramazzini
I pazienti venivano picchiati, strattonati, presi a pugni. “Colpiva ripetutamente sulle mani e sulle gambe mediante una ciabatta, le versava il contenuto di una bottiglietta di acqua in testa, la colpiva ripetutamente in testa con un portavivande” si legge negli atti, come riporta il quotidiano La Repubblica. Protagonisti quei 10 operatori ora arrestati, che anziché proteggere, tutelare e prendersi cura di quelle persone, avrebbero fatto di tutto per fargli vivere nella paura.
C’è chi avrebbe stretto attorno al collo di un paziente una busta di plastica, chi sarebbe andato avanti con le intimidazioni: ‘Ti rompo le caviglie, divento una bestia animale, ti lavo con l’acqua gelata o con l’acqua bollente, ti metto la penna in gola e questa sera morirai‘. Dall’altra parte chi non riusciva a difendersi.
Violenza sessuale su un paziente
Cinque operatori sono gravemente indiziati del reato di tortura, mentre gli altri cinque gravemente indiziati del reato di maltrattamenti, reati aggravati dalla qualifica di incaricati di pubblico servizio. Ma non solo. Per uno degli indagati è stato anche ipotizzato il reato di violenza sessuale perché avrebbe palpeggiato un paziente. Che era sempre lì per farsi seguire e assistere nel suo percorso di cura.
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Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, sono partite dalla denuncia presentata ai Carabinieri proprio dai vertici della Croce Rossa capitolina, che gestisce il centro, nell’aprile 2023. Una denuncia nella quale veniva segnalato che un paziente della struttura presentava una vistosa ecchimosi al volto compatibile con delle percosse. Le indagini dei Carabinieri di via In Selci, specializzati nella trattazione dei reati ai danni delle vittime vulnerabili, sono state condotte dall’aprile al novembre 2023. E quello che è stato scoperto ha sconvolto. Tra maltrattamenti, continue derisioni, intimidazioni, botte a tutte le ore e insulti contro pazienti con disabilità. In quel centro definito ‘galleria degli orrori’.
Il Presidente della Croce Rossa: ‘Vicinanza a chi ha subito violenze’
E’ stata proprio la Croce Rossa a dare il via alle indagini e il Presidente, Rosario Valastro, ha espresso vicinanza a tutti gli ospiti, che hanno subito violenze e alle loro famiglie. “Leggiamo con grande senso di smarrimento e sconcerto le vicende che hanno interessato il CEM di Roma, scoperte grazie alla correttezza ed alla chiarezza con cui il Comitato CRI di Roma ha agito – ha sottolineato Valastro – . Era la primavera del 2023, quando la CRI capitolina presentava una denuncia ai Carabinieri, depositando alcune foto su sospetti maltrattamenti e fornendo ogni supporto richiesto per facilitare le indagini, compiute nel massimo riserbo. Indagini che hanno consentito di verificare condotte che altrimenti sarebbero rimaste sempre nascoste”. E che ora sono ‘venute’ alla luce, dopo il ‘buio’ vissuto da quei pazienti.