Roma, nuovo processo per Madame Sonnifero, narcotizzava e derubava le vecchiette: morta anziana, ma per il Giudice non è rapina con omicidio
Ormai è conosciuta come “Madame Sonnifero”, la 49enne ucraina arrestata dalla polizia di Stato, che ha scoperto come agiva la donna che, facendosi assumere come badante, derubava le anziane narcotizzandole. Ma in uno dei casi qualcosa è andato storto. E una delle vecchiette, una donna di 97 anni di Roma, è morta, dopo tre mesi di ospedale.
Il modus operandi
La donna, badante di 49 anni, una volta iniziato il lavoro dalle anziane ne approfittava per derubarle. La tecnica era sempre la stessa: le narcotizzava e, mentre dormivano profondamente, rubava loro denaro e gioielli. Ad accorgersi di quanto stava accadendo la nipote della 97enne, che era andata a trovare la nonna, trovandola profondamente addormentata.
La badante aveva risposto di aver trovato la vecchina già in quello stato e aveva offerto una bevanda alla ragazza, che si era svegliata il giorno dopo, senza più il denaro che aveva nel portafogli. Da qui erano scattate le indagini della Polizia, che avevano fatto scoprire altri due casi analoghi. Nel caso della 97enne, però, la donna ha avuto bisogno di essere ricoverata e, dopo alcuni giorni, a causa dell’aggravarsi delle sue già precarie condizioni di salute è morta. Lady Sonnifero il 15 aprile è quindi stata arrestata, all’indomani del decesso dell’anziana, subendo una prima condanna a 5 anni per due rapine aggravate, una a Roma, l’altra a Ostia.
Il processo per furto
Ma la vicenda penale della badante ucraina non si è conclusa. È infatti in atto il secondo filone processuale che vede protagonista la 49enne. Nei giorni scorsi si è celebrato davanti al Tribunale di Roma la prima udienza del rito abbreviato per la badante. In questo procedimento alla donna vengono contestati tre differenti episodi di furto, tutti commessi a Roma a danno di anziane vittime che avevano reclutato “Lady Sonnifero” come badante e che hanno denunciato il furto di tutta una serie di oggetti e soldi dalle loro abitazioni con modalità analoghe a quelle contestate nel primo e principale filone di indagine.
Le rapine in serie ai danni delle anziane
La donna era specializzata nell’addormentare le anziane per derubarle. L’intera attività investigativa coordinata dalla Procura di Roma nasce da un intervento effettuato il 25 marzo scorso da personale del Commissariato Tuscolano presso l’abitazione di un’anziana donna su richiesta della nipote preoccupata di aver trovato la familiare in uno stato di “profondo sonno”, quasi comatoso il che ha portato ad un approfondimento investigativo meticoloso, che si è sviluppato in tutta una serie di contestazioni mosse ai danni della badante ucraina, sebbene per le contestazioni connesse a questo secondo filone la procura non abbia chiesto alcuna misura cautelare.
La richiesta di reato di rapina con omicidio
Durante l’udienza preliminare, che si è tenuta sotto la presidenza del Giudice Eleonora Calevi, la parte civile di una delle vittime, assistite dall’avvocato Francesca Palanzona, si è costituta parte civile nel procedimento, chiedendo 25.000 euro di risarcimento danni e la riqualificazione dei reati contestati da furto a rapina con omicidio, anche alla luce del fatto che in uno degli episodi contestati una delle vittime del furto era poi deceduta in ospedale dopo tre mesi.
Richiesta rigettata dal Giudice: escluso il nesso
Il Giudice Calevi ha ammesso la costituzione di parte civile, ma ha rigettato la richiesta di riqualificazione dei reati contestati avanzata dalla parte civile, accogliendo le tesi dell’Avvocato Antonino Castorina del Foro di Reggio Calabria, il quale ha chiarito come documentalmente non emerga alcun nesso tra il decesso di una delle presunte vittime del reato e il decesso della stessa, avvenuto tra l’altro a distanza di tempo.
Il difensore della donna ucraina ha tra le altre cose specificato come la riformulazione del reato contestato possa derivare da un impulso della Procura su fatti ed elementi nuovi rispetto a quelli acquisiti nella discovery che ha determinato in modo preciso i confini delle contestazioni mosse.
Lo sconto di pena
Presenti in aula anche alcuni parenti delle vittime e l’imputata che è attualmente ristretta al carcere di Rebibbia per l’altro procedimento in cui è stata condannata a 5 anni di carcere e per la quale la difesa non ha fatto appello, volendo usufruire dell’ulteriore sconto sulla pena comminata derivata dall’applicazione della legge Cartabia.
Ammesso il rito alternativo il giudice ha rinviato a Marzo 2025 per la discussione e la probabile decisione rispetto ai tre casi contestati e per i quali la donna si dichiara innocente.