Roma, raid a Don Bosco: gang di giovani arabi distrugge decine di auto a colpi di bastone (VIDEO)

Raid a Don Bosco

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Sono scesi in strada, a Roma, in zona Don Bosco, in piena notte. Una ventina di ragazzi, armati di bastoni e mazze da baseball. Urlando parole in arabo, hanno iniziato a colpire le auto parcheggiate in strada in via Statilio Ottato, rompendo finestrini e parabrezza, con una furia incredibile, come se fosse una spedizione punitiva.

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Il raid a Don Bosco

La scena è stata ripresa dal cellulare di una persona che, successivamente, ha inviato il video alla pagina social Welcome to favelas. Nelle immagini si vede il gruppo di giovani che, cercando di coprire il volto con felpe e maglie, colpiscono le vetture con violenza, fino a quando i vetri non vanno in frantumi, per poi passare all’auto successiva.

Urlano in arabo, hanno colpito in maniera “scientifica”, distruggendo tutti i vetri delle macchine. “Ci siamo stufati ad aver paura di uscire di casa per il rischio di incontrare questa gentaglia. Vanno identificati e cacciati. Basta con questo buonismo”, dichiara un residente. E sulla stessa linea anche tanti altri cittadini, stanchi di dover subire atti criminali ormai diventati quotidiani. “Meglio che non dico quello che penso”, commenta una ragazza.

Residenti sul piede di guerra

I residenti, dopo questo episodio, l’ultimo di una lunga serie, sono sul piede di guerra. “Siamo stufi. Non se ne può più. Siamo diventati schiavi di questa gentaglia. E nessuno fa niente. Dove sono le forze dell’ordine? E pure quando intervengono, perché nessuno gli fa niente, visto che il giorno dopo sono di nuovo in giro a delinquere?”

“La gente lavora e fa i sacrifici per comprarsi una macchina, poi arrivano questi. Danni e vandalismi. Perché? Perché non hanno rispetto per niente e nessuno! Mi dispiace che per colpa di questi soggetti ci vanno di mezzo anche immigrati onesti e rispettosi, ma siamo davvero arrivati al limite”, commenta un residente. “Come immigrato istruito e culturalmente ricco, mi dispiace davvero che l’Italia conceda facilmente permessi e passaporti a queste persone (i rifugiati), ma persone come me, che potrebbero essere utili al Paese, dopo anni hanno ancora problemi con i documenti e i permessi di soggiorno”, ribatte una ragazza.

La polemica: razzismo o no?

Qui in zona Don Bosco, come all’Esquilino, o a Centocelle, ma come in qualsiasi altra zona di Roma, la gente è stanca. Anche di sentirsi etichettare come razzista. Per chi vive queste zone, il termine razzismo non rappresenta un’ideologia astratta, ma il riflesso di comportamenti pericolosi e selvaggi che mettono a rischio la comunità. Come osserva Marco, “il razzismo non è più un’ideologia come accadeva 100 anni fa, ad oggi quello che viene chiamato ‘razzismo’ è semplicemente una conseguenza, a fronte di comportamenti delittuosi, pericolosi, selvaggi e senza regole”.

Rispetto delle regole e integrazione

“Il mondo non è una giungla: ogni Paese ha i suoi confini, le sue leggi, la sua cultura e tradizioni, che vanno rispettate. Chi arriva e si adatta, dimostrando gratitudine e educazione, trova accoglienza. Chi viola le norme, perde ogni diritto di essere benvoluto”, sostiene Marco. “Non è questione di nazionalità, ma di condotta. Chi vive onestamente, lavora, rispetta le donne e non commette reati, non merita di essere accomunato a chi agisce con violenza o predazione. Questa separazione non è razzismo, ma realismo: sapendo riconoscere chi contribuisce al bene comune da chi lo mina, si difende la serenità di tutti”.