Roma, rapina e aggressione in un bar-ristorante in zona Prati

In un movimentato episodio nel quartiere Prati di Roma, i Carabinieri del Nucleo Radiomobile hanno fermato due uomini, un 26enne originario della Costa d’Avorio e un 37enne romano, già noti alle forze dell’ordine, accusati di rapina in concorso. La vicenda si è svolta in un bar-ristorante di viale Giulio Cesare. Qui, i due individui hanno aggredito il gestore per rubare una bottiglia di alcolici, tentando poi di fuggire.
La rapina, la chiamata al 112 e l’intervento dei Carabinieri nel quartiere Prati
Il proprietario del bar, vedendo che i due uomini cercavano di fuggire dopo il furto, ha prontamente allertato il numero di emergenza 112 (NUE). Secondo le testimonianze raccolte, i due uomini avrebbero anche minacciato il gestore con un oggetto tagliente, nel tentativo di garantirsi una via di fuga.

La segnalazione è stata immediatamente presa in carico dai Carabinieri, che si sono recati rapidamente sul posto. L’intervento tempestivo delle forze dell’ordine ha permesso di sorprendere i due sospettati ancora all’interno del locale, pronti a fuggire con il bottino.
Convalida dell’arresto e obbligo di firma
Dopo averli fermati e raccolto indizi sufficienti sulla loro colpevolezza, i Carabinieri hanno arrestato i due uomini e li hanno portati nelle aule del Tribunale di piazzale Clodio. Qui, il giudice ha convalidato l’arresto per entrambi gli indagati e ha disposto per loro l’obbligo di firma in caserma. Quest’ultimo provvedimento implica che i due uomini dovranno recarsi periodicamente presso una stazione dei Carabinieri per confermare la propria presenza e ottemperare così alle disposizioni legali imposte dal Tribunale.
La presunzione di innocenza e il prosieguo delle indagini
È importante sottolineare che il procedimento si trova ancora nella fase delle indagini preliminari. Ciò significa che, in base alla legge, i due arrestati devono essere considerati innocenti fino a quando non verrà emessa una sentenza definitiva. La presunzione di innocenza è un principio cardine del sistema giuridico italiano, volto a garantire che nessuno venga considerato colpevole prima che tutte le prove siano valutate in un processo equo.