Roma, riaperto il Ponte dell’Industria: tre anni di attesa per un’opera “indifferibile”

Dopo “soli” tre anni di attesa, il Ponte dell’Industria a Roma è finalmente tornato transitabile. Completamente rinnovato con una struttura in acciaio, il ponte collega di nuovo i quartieri Ostiense e Marconi, permettendo il passaggio non solo di auto e moto, ma anche – udite, udite! – dei mezzi pubblici.
L’intervento, ritenuto essenziale e indifferibile per il Giubileo 2025, è stato realizzato dal Gruppo FS Italiane attraverso Anas, con un investimento di 18 milioni di euro. Certo, se tre anni per un’opera “urgente” possono sembrare un po’ troppi, bisogna riconoscere che, per gli standard romani, si tratta di ordinaria amministrazione.

L’Odissea del Ponte dell’Industria
Il Ponte dell’Industria, noto affettuosamente come Ponte di Ferro, è da sempre un’infrastruttura cruciale per la città. Costruito a metà Ottocento, nel corso degli anni ha resistito a guerre, intemperie e persino alla gestione capitolina. A ottobre 2021, però, è stato messo fuori gioco da un incendio, le cui cause sono ancora un mistero per i posteri.
Dopo il rogo, il ponte era stato riaperto in via provvisoria, ma con pesanti limitazioni. Niente mezzi superiori a 3,5 tonnellate e una sicurezza che lasciava parecchi dubbi. Nel dicembre 2021, una valutazione tecnica stabilì che, senza interventi strutturali, il ponte avrebbe potuto reggere al massimo altri cinque anni prima di essere chiuso definitivamente.
Ora, dopo un cantiere che ha richiesto meno tempo di molte altre opere romane (ma comunque un’eternità per gli utenti della strada), il ponte è stato finalmente rimesso in sesto.
Tecnologie all’avanguardia per un lavoro “veloce”
Per la ricostruzione del ponte è stato necessario un importante lavoro di consolidamento delle fondazioni, utilizzando colonne di grande diametro affondate fino a 59 metri di profondità – praticamente un grattacielo di 20 piani nel sottosuolo.
L’intervento più innovativo è stato il jet grouting, una tecnica mai sperimentata prima su questo ponte, che ha permesso di iniettare cemento ad altissima velocità nel terreno senza dover deviare il corso del Tevere. Una soluzione tecnologica all’avanguardia, che ha evitato ulteriori ritardi (e meno male!).
Nel complesso, sono state create 58 colonne in alveo e 24 sulle spalle del ponte, per un totale di 5 milioni di chilogrammi di cemento iniettato. Numeri impressionanti, che però non sono riusciti a far dimenticare ai romani i mesi di ritardi e disagi.
Smontaggio, montaggio e un ponte sospeso in attesa di scendere
La sostituzione dell’impalcato ha richiesto operazioni complesse, con l’utilizzo di una gru da 600 tonnellate per il sollevamento delle vecchie campate. La nuova struttura in acciaio, assemblata in tre conci, è stata installata attraverso una procedura chiamata varo a spinta.
Non sono mancati gli imprevisti. La presenza di numerosi sottoservizi ha impedito di posizionare il ponte direttamente alla quota stradale, costringendo i tecnici a installarlo 2,5 metri più in alto, per poi abbassarlo progressivamente di 20 cm al giorno. Insomma, un’opera quasi “sospesa” nel tempo e nello spazio, in attesa di tornare a terra.
Tra le ultime fasi dei lavori, si è provveduto a montare i parapetti per il passaggio ciclopedonale, impermeabilizzare l’impalcato e completare la pavimentazione. Finalmente, dopo tre anni di attesa, il ponte è pronto a fare il suo dovere.
E il restauro delle arcate? Ci rivediamo in estate (si spera)
Nonostante la riapertura, i lavori non sono ancora finiti. Il restauro delle arcate storiche è stato affidato a un’impresa specializzata e dovrebbe essere completato entro l’estate. Naturalmente, come ogni cantiere che si rispetti a Roma, c’è sempre il rischio di qualche “piccolo” slittamento.
Nel frattempo, i cittadini possono godersi un ponte rinnovato, più sicuro e funzionale. Peccato solo che per realizzarlo ci siano voluti anni di attese, chiusure e disagi. Ma d’altronde, a Roma, l’eccezione sarebbe stata un’opera realizzata nei tempi previsti.