Roma, rinviato a giudizio l’ex presidente AMA, Procura e CGIL: “Molestie sessuali contro la collega”

Roma, arriva a compimento un’inchiesta delicata e carica di implicazioni etiche e istituzionali durata vari mesi. L’ex presidente di AMA, D. P., nominato nel 2022 dalla giunta Gualtieri alla guida della municipalizzata dei rifiuti della Capitale, è stato rinviato a giudizio con le gravi accuse di violenza sessuale e molestie. Il processo si aprirà nei prossimi mesi dopo la denuncia presentata da una dirigente della stessa municipalizzata dei rifiuti. Secondo la Procura, tra la fine del 2022 e l’autunno 2023, Pace avrebbe messo in atto una serie di comportamenti persecutori e gravemente lesivi della dignità della collega. Episodi reiterati, secondo l’accusa, che avrebbero avuto luogo anche nei locali dell’azienda e durante eventi ufficiali. La notizia è stata riportata dal quotidiano La repubblica.
Roma, quel clima tossico sul posto di lavoro di Ama
Secondo gli atti depositati dalla Procura di Roma, coordinata dal procuratore Giuseppe Cascini e dalla pm Claudia Alberti, gli episodi di molestia sarebbero numerosi e sistematici. Le molestie si sarebbero consumate in ascensore, in ufficio, durante riunioni del consiglio di amministrazione e persino nel corso di una cena aziendale. Gli atti descrivono toccamenti non consensuali, avances esplicite, pressioni fisiche e messaggi dal tono sessualmente esplicito. Tra i passaggi più inquietanti, il racconto di un incontro in cui Pace avrebbe spinto la dirigente contro una parete. Tentando di baciarla e palpeggiandola nonostante i suoi ripetuti rifiuti.

L’inizio della battaglia legale negli uffici Ama di Roma
La denuncia formale è arrivata nell’ottobre del 2023, dopo mesi di presunte molestie. Una scelta sofferta, secondo quanto ricostruito, ma inevitabile per porre fine a un’escalation di comportamenti sempre più aggressivi. La Procura ha giudicato credibili le accuse e ha richiesto il rinvio a giudizio, accolto dal giudice. A nulla è valsa la contro-denuncia sporta da Pace nei confronti della dirigente: il fascicolo è stato archiviato senza ulteriori indagini, rafforzando la posizione accusatoria nei confronti dell’ex presidente AMA.
La difesa: “Accuse infondate”
La linea difensiva di Daniele Pace, affidata agli avvocati Alessandro Picozzi e Andrea Buitoni, punta invece a smontare punto per punto le accuse. I legali affermano di aver già raccolto testimonianze e documenti che proverebbero l’estraneità del loro assistito ai fatti contestati. Una versione che verrà messa alla prova in aula, dove si giocherà la partita decisiva per accertare la verità su quanto accaduto tra le mura dell’azienda pubblica romana.
La CGIL di Roma e Lazio: “Serve un atto di responsabilità”
Il rinvio a giudizio ha innescato anche una reazione sul fronte sindacale. La CGIL di Roma e Lazio, che si è costituita parte civile nel processo tramite la Funzione pubblica nazionale, ha chiesto l’immediato allontanamento di Daniele Pace dal consiglio di amministrazione di AMA, dove ancora oggi siede come componente. Il sindacato sottolinea l’importanza di tutelare le lavoratrici e i lavoratori, specie in contesti in cui le dinamiche di potere possono diventare strumenti di abuso. Una richiesta di trasparenza e responsabilità, avanzata a gran voce anche in considerazione della gravità delle accuse.
AMA nella bufera
La vicenda getta un’ombra pesante sulla gestione interna di AMA, l’azienda pubblica già al centro di polemiche per inefficienze e gestione del servizio. Il caso giudiziario rappresenta un ulteriore elemento di criticità, in un contesto dove la tutela dei diritti sul lavoro e la trasparenza degli organi dirigenti dovrebbero essere prioritari. Il processo che si apre sarà non solo un banco di prova per la giustizia, ma anche un momento di riflessione per l’intero sistema della pubblica amministrazione.