Roma, ronde contro furti e aggressioni: “C’è chi tollera occupazioni e droga libera, noi cerchiamo di scoraggiare i crimini” (VIDEO)
C’è chi le chiama “ronde”. Ma le passeggiate civiche sono nate in risposta a un’esigenza sempre più urgente: la sicurezza dei cittadini. E a Roma il problema della sicurezza, malgrado quello che potrebbero far sembrare i numeri relativi alle denunce, è arrivato a livelli forse mai raggiunti in precedenza.
Rapine, furti, aggressioni, vandalismi ma anche stupri, come l’ultimo avvenuto nel sottopasso di Porta Pia. E i cittadini non si sentono tranquilli. Così in alcuni quartieri della Capitale, considerati più esposti alla microcriminalità, i residenti hanno deciso di scendere in strada per fare la loro parte. La situazione preoccupa, e molti cittadini si stanno attivando per rendere le strade più sicure. L’obiettivo? Prevenire e segnalare rapidamente alle forze dell’ordine eventuali episodi sospetti.
Un’iniziativa in crescita
L’idea, lanciata da Daniele Giannini, ex presidente del XIII Municipio, sta prendendo piede nella zona Cornelia-Boccea. Armati di pettorine e torce, Giannini e un gruppo di residenti si sono riuniti per camminare insieme lungo le vie e le piazze del quartiere, soprattutto nelle vicinanze delle fermate di metro e autobus, dalle 22 alle 24. L’intento è quello di ridurre i fenomeni di microcriminalità. «La nostra non è stata un’iniziativa isolata. Continueremo queste passeggiate per mantenere alta l’attenzione sulla sicurezza urbana, un tema fondamentale in vista del prossimo Giubileo», dichiara Giannini. Ed è proprio l’ex presidente del XIII Municipio a spiegare come nasce la necessità di voler “difendere” il quartiere.
“Tutto è nato dopo un brutto episodio successo nel quartiere, una ‘spaccata’ in uno storico negozio di alimentari. Hanno distrutto la serranda, entrando con l’auto nella vetrina per poter svaligiare il negozio. Abbiamo organizzato una raccolta firme, che ha visto un’adesione grandissima”, spiega.
Dalle firme alle passeggiate
“Abbiamo quindi deciso, proprio raccogliendo la necessità del quartiere, di fare delle ‘passeggiate civiche’ serali per scoraggiare la criminalità. Ma oltre a questo abbiamo anche ripristinato il decoro con tante iniziative. L’iniziativa è piaciuta, al punto che è uscita anche fuori dai confini del quartiere e, due sere fa, siamo andati in via XX Settembre, a ridosso del sottopasso di Porta Pia, dove è stata violentata una ragazza, per manifestare la nostra indignazione. La nostra è un’opera di denuncia, oltre che di prevenzione”.
La risposta alle critiche dell’opposizione
Ma l’iniziativa di Giannini è stata criticata dall’opposizione, che l’ha definita come “un’operazione demagogica pericolosa per chi la fa e per chi è per strada”. “In quello che viene detto da chi ci sta attaccando c’è molta ideologia e molto comunismo e poco in comune con i cittadini, che vivono una realtà ben diversa”, risponde Giannini. “Tra chi ci attacca c’è chi tollera le occupazioni delle case e le droghe libere. E persino chi dice che chi spaccia lo fa per necessità. Questo fa indignare, soprattutto se vediamo come è ridotta la nostra città. Si parla di percezione di pericolo, ma questa è realtà. Il fatto è che molti non denunciano”.
Delinquenza incontrollata
Che Roma sia passata da città più bella del mondo a una delle più pericolose e sporche a cosa pensa sia dovuto?
“In passato era una delle Capitali più sicure del mondo. Ma alla delinquenza ‘nostrana’ si è sommata quella di migliaia e migliaia di malviventi stranieri. I dati parlano chiaro, non si tratta di razzismo. Lo stupro dell’altra sera è stato a opera di un senza fissa dimora marocchino, irregolare e con precedenti. Ma si tende sempre a minimizzare, a nascondere la nazionalità di queste persone. Ripeto, non si tratta di razzismo, perché ben vengano gli stranieri che vogliono lavorare e rispettare la legge, tant’è vero che anche loro hanno partecipato alle nostre passeggiate civiche. Sono quelli che vengono qui per delinquere che non vanno bene. Che vengono perché sanno che non c’è certezza della pena, che il foglio di via è solo un pezzo di carta straccia.
“I decreti di espulsione non vengono rispettati. Se lo fossero, così come se ci fosse la certezza della pena, in poco tempo potremmo avere finalmente una città sicura”, afferma Giannini.
Ma a chi conviene che invece questo non accada? “Alle organizzazioni malavitose, a chi vuole manodopera a basso costo, ma anche a quelle ideologie che promuovono il caos. E a chi non ama Roma e l’Italia. E fa leggi contro gli italiani”.
La risposta dei quartieri: dalla vigilanza privata alle raccolte fondi
Ma non è solo Boccea a mobilitarsi. Tor Marancia ha già organizzato passeggiate simili, come racconta Franco Baroni, presidente del comitato di quartiere. Tuttavia, Baroni sottolinea una difficoltà: «Non tutti i residenti si sentono sicuri a partecipare per paura di aggressioni». Alcuni quartieri, come Fleming, hanno optato per un’altra strada: invece di passeggiate, molti residenti e commercianti stanno pensando di affidarsi a istituti di vigilanza privata.
Fabio Galdino, presidente dell’associazione commercianti Collina Fleming, spiega che, stanchi dei continui furti e vandalismi, hanno avviato una raccolta fondi per finanziare una società di sorveglianza notturna: «Abbiamo iniziato pensando ai negozi, ma poi abbiamo coinvolto anche i condomini, viste le frequenti intrusioni e i danni alle auto, spesso rubate persino nei garage». L’obiettivo è attivare il servizio entro Natale. Non è un’iniziativa isolata: simili servizi di vigilanza sono già attivi in zone come Vigna Stelluti, Parioli e nei pressi del laghetto dell’Eur.
I social come strumento di denuncia
Oltre alle passeggiate e alla vigilanza privata, i social media giocano un ruolo sempre più rilevante nella sicurezza di quartiere. Numerosi gruppi locali utilizzano piattaforme come Facebook e WhatsApp per condividere segnalazioni, denunce e persino foto e video di possibili malintenzionati. A volte queste segnalazioni si rivelano utili per le forze dell’ordine, altre volte rischiano di creare confusione o alimentare tensioni. Per questo, le autorità raccomandano sempre di non improvvisarsi giustizieri, ma di rivolgersi direttamente alle forze dell’ordine.
In ogni caso, che si tratti di passeggiate civiche, vigilanza privata o denuncia sui social, i cittadini di Roma non restano a guardare: la sicurezza è un tema caldo, e chi vive la città vuole essere parte attiva nel risolvere i problemi del proprio quartiere.