Roma, Salvatore Buzzi torna in carcere: sconterà a Rebibbia 4 anni

Salvatore Buzzi a Roma

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Salvatore Buzzi, figura centrale nell’inchiesta “Mondo di mezzo“, è tornato dietro le sbarre. L’ex ras delle cooperative romane, condannato a 12 anni e dieci mesi per associazione a delinquere e corruzione, dovrà scontare un residuo di pena pari a quattro anni nel carcere di Rebibbia. Il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha negato la richiesta di affidamento terapeutico ai servizi sociali, avanzata per il trattamento di una presunta dipendenza dall’alcol.

La decisione del Tribunale di Roma

La decisione giunge pochi giorni dopo un provvedimento analogo nei confronti di Massimo Carminati, l’altro protagonista del processo “Mondo di mezzo” ed ex terrorista nero, che si è già costituito nello stesso istituto penitenziario. Il ritorno in carcere di Buzzi segna un nuovo capitolo nella vicenda giudiziaria che ha scosso la Capitale, portando alla luce un sistema di corruttela radicato nella gestione degli appalti pubblici.

Il ruolo di Buzzi a Roma e la sentenza

Salvatore Buzzi, già noto per il suo passato da detenuto e il successivo reinserimento nel tessuto imprenditoriale attraverso il mondo delle cooperative, è stato riconosciuto colpevole di aver orchestrato, insieme a Carminati, un sistema illecito basato su tangenti e favoritismi. Il processo “Mondo di mezzo” ha rivelato una fitta rete di rapporti tra politica, criminalità organizzata e imprenditoria, con un giro d’affari milionario legato alla gestione di servizi pubblici, in particolare quelli destinati all’accoglienza dei migranti.

Dopo una lunga battaglia giudiziaria, Buzzi era stato condannato in via definitiva nel 2021. Negli ultimi mesi aveva tentato di ottenere misure alternative alla detenzione, invocando la necessità di un trattamento sanitario per la sua dipendenza dall’alcol. Tuttavia, il Tribunale di Sorveglianza ha ritenuto non sufficientemente fondate le motivazioni alla base della richiesta e ha ordinato il suo ritorno in carcere.

Le motivazioni del tribunale di Roma

La decisione della magistratura si basa su una valutazione di pericolosità sociale ancora persistente. Secondo il tribunale, la misura di sorveglianza speciale a cui Buzzi era sottoposto non è stata rispettata in modo adeguato. E le richieste di affidamento terapeutico sono state ritenute strumentali e prive di basi certe. Un punto particolarmente controverso riguarda la documentazione medica presentata per attestare la dipendenza dall’alcol. Documentazione che il tribunale ha giudicato insufficiente a dimostrare la necessità di una cura al di fuori del carcere.

Il contesto giudiziario

L’inchiesta “Mondo di mezzo“, esplosa nel 2014, ha portato alla luce un sistema di corruzione diffuso, con ramificazioni all’interno delle istituzioni e dell’imprenditoria romana. Le indagini hanno svelato il funzionamento di un’associazione criminale che operava con modalità mafiose, sfruttando il controllo di appalti pubblici e la gestione di cooperative sociali per ottenere profitti illeciti. Il processo ha visto condanne pesanti per numerosi imputati, tra cui politici, funzionari pubblici e imprenditori.

Dopo anni di udienze e ricorsi, le sentenze definitive hanno confermato le responsabilità dei principali protagonisti della vicenda. Se inizialmente era stata contestata l’aggravante mafiosa, la Cassazione ha poi ridimensionato l’impianto accusatorio, riconoscendo comunque l’esistenza di un sistema criminale strutturato e radicato nelle dinamiche amministrative della Capitale.

Le prospettive future

Con il ritorno in carcere di Buzzi e Carminati, si chiude un altro capitolo della vicenda. Ma la questione della corruzione negli appalti pubblici resta un problema centrale per Roma e per il Paese. Il caso “Mondo di mezzo” ha evidenziato le falle del sistema di gestione delle risorse pubbliche. Sollevando interrogativi sulle misure di prevenzione e controllo necessarie per evitare il ripetersi di fenomeni simili.

Ora Buzzi dovrà scontare il resto della sua pena a Rebibbia, mentre le ombre del passato continuano a pesare sulla città. Il suo ritorno in carcere rappresenta un ulteriore segnale di come la giustizia abbia cercato di fare il suo corso. Pur tra lunghe battaglie legali e contestazioni.