Roma, scontro ai vertici del PD: Onorato e Ranucci “in rotta” per il controllo dei grandi eventi

Astro in continua ascesa o fugace meteora destinata a tornare nell’ombra dopo aver brillato per un breve momento? Il destino politico di Alessandro Onorato, assessore allo sport e ai Grandi Eventi della giunta guidata dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri è alquanto incerto. Una volta in cima, un’altra in basso in una sorta di montagne russe, oggi sembra essere il giorno in cui l’ex ragazzino di Ostia non se la vede molto bene.
Da grande alleato a “nemico”?
Nel mondo degli eventi e della politica romana, ogni alleanza può trasformarsi in un campo minato. E quello che sembrava un patto indissolubile – la collaborazione tra Alessandro Onorato e Raffaele Ranucci, ex senatore del Pd e veterano della politica – adesso sta mostrando crepe evidenti. Un tempo inscindibili, i due avevano lavorato fianco a fianco per coronare la vittoria di Gualtieri alle elezioni comunali del 2021, orchestrando la lista civica intitolata all’ex ministro dell’economia. Ma ora, dietro le quinte, sono in tanti a rumoreggiare di dissapori tra i due.

In origine, l’accoppiata sembrava destinata al successo: Onorato – giovane e ambizioso – rappresentava l’astro nascente del centrosinistra. Al suo fianco, Ranucci ha sempre incarnato l’esperienza politica, unita a un curriculum che include ruoli di rilievo come la presidenza di Eur Spa, l’ingresso nel CDA di Acea e il ruolo di amministratore delegato di Tram Bus. Ranucci, ex assessore allo Sviluppo Economico, Ricerca, Innovazione e Turismo della Regione Lazio, oltre che senatore nelle liste del Pd, ha guidato con mano ferma una carriera costruita nei corridoi del potere. Insieme sembravano un connubio ideale, l’allievo promettente e il maestro esperto, capaci di dare un contributo decisivo alle sorti della Capitale. Onorato, dal canto suo, forte della sua esperienza di imprenditore, ha costruito la sua immagine politica sull’organizzazione di grandi eventi. Ma proprio qui, come dice il proverbio, “cascherebbe l’asino”.
Anche se di ufficiale non c’è nulla, pare infatti che Ranucci stia prendendo le distanze dal suo “pupillo”. E questo perché, essendo Ranucci attuale amministratore delegato dell’Auditorium Parco della Musica, è lui che, giustamente, vuole decidere chi si deve occupare degli eventi che vi si svolgono.
Le divergenze sul nome
E se finora c’è stato un grande accordo riguardo chi svolgeva questo ruolo, ovvero Berta Zezza, responsabile delle relazioni esterne e commerciali dell’Auditorium, considerata da sempre un pilastro nella programmazione degli eventi e figura chiave per Onorato, adesso le cose sono cambiate.
Zezza, da sempre considerata il punto di riferimento del sancta sanctorum della sinistra romana, ha avuto un ruolo chiave nell’organizzazione degli eventi, a cui Onorato aveva riposto grandi ambizioni politiche.
Ma ora pare che, per il futuro dell’auditorium, Ranucci stia valutando l’inserimento di Marina Libonati, figura con un passato condiviso con lui in realtà come Eur Spa e Tram Bus. Questa mossa, se confermata, potrebbe togliere a Onorato un pilastro fondamentale nel suo percorso di crescita politica, lasciandolo vulnerabile proprio in un momento in cui si parla di possibili candidature alternative a Gualtieri per la carica di sindaco.
Giochi di potere
Il potenziale spostamento nella gestione dei grandi eventi non è soltanto una questione di nomine: è il simbolo di una lotta di potere che si sta consumando nel cuore della politica romana. Se l’Auditorium Parco della Musica dovesse vedere riposizionarsi le proprie leve organizzative, l’intera struttura degli eventi a Roma rischierebbe un cambiamento radicale, con implicazioni che potrebbero rallentare o addirittura fermare l’ascesa politica di Onorato. I corridoi del potere, che fino ad ora avevano già supportato la sua corsa, ora si popolano di ombre e di contrasti.
Questo scenario riflette le tensioni che animano la politica della Capitale: mentre alcuni guardano con entusiasmo all’innovazione e alla capacità di rinnovamento, altri temono che i vecchi equilibri possano essere definitivamente alterati. Il Pd, si sa, è spaccato in almeno due correnti. Che se non si odiano, almeno si stanno antipatiche a vicenda. E fanno di tutto per calpestarsi i piedi.
Succede a livello nazionale come a livello locale. E a Roma e nel Lazio non sono da meno, con zingarettiani e manciniani. Nella Capitale il segretario Enzo Foschi, pur essendo di corrente zingarettiana, vedendo certi giochi di potere preferisce assumere un atteggiamento pilatesco, cercando di mediare, senza prendere posizioni. È successo in occasione del rimpasto di giunta, ma anche in occasione della recente elezione del presidente del Coni Lazio, quella di Alessandro Cochi, ufficialmente scelto dal centrodestra, ma già da quasi un anno “benedetto” dal centrosinistra, Gualtieri e Onorato per primi. Solo che non si può dire. Perché poi arriva, come successo proprio dal segretario del Pd, un comunicato di smentita che trasuda parole che sembrano unghie sulla lavagna. O un’arrampicata sugli specchi.