S.S. Lazio, il falconiere Juan Bernabé si è chiuso nella sua stanza e chiede perdono dopo licenziamento
ll falconiere Juan Bernabé, si è chiuso nella sua stanza a Formello, “chiedendo disperatamente perdono”. Figura iconica legata alla Lazio per il suo ruolo come falconiere di Olympia, da giorni è al centro di un caso che ha messo in evidenza questioni di immagine, privacy e sensibilità.
Il suo licenziamento dalla S. S. Lazio, a seguito della pubblicazione sui social di immagini relative a una delicata operazione chirurgica, ha scatenato una reazione mediatica che continua a far discutere.
Interrotto il rapporto con la Lazio
La decisione del presidente Lotito di interrompere il rapporto di lavoro con lui e il chirurgo coinvolto ha avuto eco non solo tra i tifosi, ma anche nel dibattito pubblico più ampio. “La S.S. Lazio S.p.a., allibita nel vedere le immagini fotografiche e in video del sig. Juan Bernabè e nel leggere le dichiarazioni che le hanno accompagnate, comunica di avere interrotto, con effetto immediato, ogni rapporto con costui, attesa la gravità del suo comportamento – ha scritto la società – La Società si rende conto del dolore, peraltro condiviso, che ai tifosi provocherà la perdita dell’aquila nelle prossime gare casalinghe, ma ritiene che non è possibile essere associati, tutti, per di più con il simbolo storico dell’aquila, ad un soggetto che, con la sua iniziativa, ha reso inammissibile la prosecuzione del rapporto”.
Il falconiere “scosso e isolato”
L’aspetto umano della vicenda emerge con forza dal racconto del quotidiano Corriere della Sera, che descrive un Bernabé profondamente scosso e isolato, chiuso nella sua stanza a Formello viene sembra sia travolto dalla disperazione. Le sue suppliche di perdono, sembrano sottolineare un senso di pentimento o smarrimento, in un momento in cui la pressione mediatica e personale lo ha messo a dura prova. Parallelamente, sempre secondo il quotidiano Corriere della Sera, il chirurgo Antonini ha offerto una difesa del falconiere, attribuendo la pubblicazione a un possibile errore involontario dovuto alle circostanze post-operatorie, come gli effetti dell’anestesia e della terapia farmacologica. Una spiegazione che getta una luce diversa sull’accaduto, aprendo interrogativi sull’appropriatezza del licenziamento e sul trattamento di un caso che pare piuttosto complesso.
Una vicenda, oltre ad essere surreale, solleva questioni più ampie: la gestione della reputazione personale e professionale nell’era dei social media, la tutela della privacy e l’empatia necessaria quando si affrontano situazioni delicate. In un contesto così carico di emozioni e conseguenze, la storia di Juan Bernabé si configura come un episodio che va ben oltre il mondo del calcio, toccando corde universali di vulnerabilità, dignità e perdono.