Sanità, nel Lazio è allarme rosso. E non c’entra solo il covid

Il modello Lazio di sanità regionale secondo i sindacati semplicemente non esiste. Tra carenze di personale, precari mai stabilizzati e ospedali in affanno. “La situazione emergenziale, continua in modo costante da due anni a far emergere la grave condizione del Ssr. Il personale è ormai ridotto allo stremo, non è più in grado di continuare a sostenere il sovraccarico di lavoro che viene quotidianamente richiesto. Non basta più ricorrere alle prestazioni in orario aggiuntivo e ai turni di straordinario”, scrivono in una nota Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini. Rispettivamente segretari generali di Fp Cgil Roma Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio.

La sanità al collasso, ecco i numeri dei sindacati

Negli ospedali di Roma e delle altre province manca personale. Alla Asl Roma 1, e solo al presidio ospedaliero del San Filippo Neri, mancano 120 infermieri e 60 Oss. Alla Roma 2 per fronteggiare l’emergenza si ricorre all’utilizzo di personale esternalizzato di qualche cooperativa. Al Policlinico Umberto I mancano 250 infermieri e 300 operatori socio assistenziali. A Tor Vergata si chiudono posti letto e si riducono servizi per garantire l’emergenza. Alla asl Latina siamo sotto di non meno di 100 infermieri e 250 Oss, oltre a circa 150 unità tra tecnici di radiologia, di laboratorio, fisioterapisti, tecnici ortopedici, ortopedici.

Questa la denuncia dei sindacati, che partono all’attacco. “I dati sono solo un esempio di una voragine diffusa in ogni struttura sanitaria regionale, per una carenza complessiva stimata in oltre 10.000 unità”, sottolineano le parti sociali. Da qui la richiesta urgente di procedere alle assunzioni richieste da tempo e programmate per garantire quel diritto alla salute che rischia seriamente di essere compromesso.

Mancano infermieri, tecnici e amministrativi

“Il personale manca nelle dotazioni organiche di ogni singola azienda sanitaria. Mancano gli addetti all’assistenza primaria come infermieri, tecnici di radiologia, di laboratorio, della riabilitazione, della prevenzione e operatori socio sanitari. Così  come manca il personale amministrativo necessario a garantire la gestione dei processi: dagli acquisti al trattamento del personale fino ai conti economici e di bilancio. La carenza di personale affligge pressoché tutte le articolazioni della sanità pubblica regionale ed è diventata insostenibile. Le riduzioni delle attività sanitarie, le chiusure di interi reparti, l’allungamento all’infinito dei tempi di attesa per le prestazioni sono ormai prassi comune per garantire la continuità assistenziale nell’emergenza sanitaria”.

Fare i concorsi e sbloccare le graduatorie

“Bisogna procedere velocemente a chiamare dalle graduatorie esistenti, terminando la graduatoria del Sant’Andrea. E contemporaneamente attivare, al più presto, le procedure concorsuali che abbiamo concordato con la Regione Lazio. Per avviare e concludere nel più breve tempo possibile i bandi di concorso per infermieri già deliberato dalla asl Roma 2 per oltre 1500 posti. E poi dare avvio al concorso per Operatori sanitari specializzati che come capo fila di tutte le aziende sanitarie doveva già da tempo essere stato espletato presso il Policlinico Tor Vergata. E infine far partire il concorso per il personale dell’Ares 118 di cui ancora non abbiamo traccia”.

Da considerare prioritaria, per i sindacati, anche la questione riguardante la stabilizzazione del contingente di personale attualmente in servizio. Arruolato in modo precario e con manifestazioni di interesse nell’anno 2020 all’inizio della pandemia, e corrispondente a circa 3.500 unità.