Sanità nel Lazio, tra numeri e realtà: Rocca canta vittoria, ma i cittadini rinunciano a curarsi

Francesco Rocca e Massimiliano Valeriani

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Sanità nel Lazio, chi ha ragione? Chi parla di ottimi risultati, con liste d’attesa quasi azzerate e conti risanati, o chi sostiene che si tratti di un bluff, fumo negli occhi dei cittadini, costretti a ricorrere alle cure private per poter avere un’assistenza rapida ed efficace?

«Ci siamo rimboccati le maniche», dice il presidente Francesco Rocca, raccontando di una sanità regionale in ripresa, di bilanci in attivo e di liste d’attesa dimezzate. Ma fuori dai palazzi della Regione, tra ospedali in affannopersonale carente e cittadini che rinunciano alle cure, il quadro sembra molto meno rassicurante. L’annuncio di un utile da 40 milioni nel 2024 e la prospettiva dell’uscita dal piano di rientro vengono accolti da una parte dell’opposizione come un paravento dietro cui si nasconde una realtà fatta di tagli strutturali e spostamenti di risorse verso i privati.

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Il racconto di Rocca: numeri, investimenti e ottimismo

Il presidente Rocca ha snocciolato numeri da primato: conti risanatispesa sotto controllo e investimenti concreti, come il nuovo laboratorio di analisi dell’ospedale San Giovanni Addolorata, costato 317mila euro e in grado di processare 2 milioni di test all’anno. Secondo Rocca, il Lazio è in piena fase di “guarigione sanitaria” e il 95% delle prestazioni avviene entro i tempi previsti, un balzo netto rispetto al 60% registrato durante la giunta Zingaretti.

«La Regione Lazio, a differenza del governo Zingaretti, ha iniziato a governare il processo delle liste d’attesa: infatti, la digitalizzazione ha permesso di monitorare, in tempo reale, tutti gli esami e le visite prenotate, investendo ingenti risorse economiche per superare disservizi e criticità che, fino a due anni fa, erano all’ordine del giorno», ha sottolineato Rocca. Ma per qualcuno sarebbero solo bugie ben mascherate.

Ma Valeriani (PD) smentisce: “Sanità malata, cittadini in fuga”

Per Massimiliano Valeriani, consigliere regionale del Partito Democratico, infatti, la versione del presidente è pura propaganda. “Il presidente Rocca racconta fantasiosi cambiamenti epocali nella sanità regionale, mentre la cruda realtà registra un aumento delle liste di attesa che spinge oltre il 10% dei cittadini del Lazio a rinunciare alle visite e alle cure sanitarie”, ribatte infatti il consigliere.

“La verità – dice – è che sempre più cittadini rinunciano a curarsi, scoraggiati da tempi infinitipronto soccorso al collasso e una sanità pubblica che non regge il passo. A certificare questa crisi è anche la Fondazione Gimbe, che assegna al Lazio il primato nazionale per rinunce alle cure. Secondo Valeriani non solo i numeri sono “truccati”, ma il sistema è stato drogato da un massiccio ricorso ai privati, con quasi 200 milioni di euro spostati dal pubblico in appena due anni.

Assunzioni in stallo e fondi PNRR al rallentatore

Altro tema caldo: le assunzioni. Mentre Rocca annuncia lo sblocco dei concorsi, l’opposizione replica: i pensionamenti hanno superato le nuove immissioni. Il sistema continua a viaggiare con 10-12mila operatori in meno, eredità di un lungo commissariamento mai realmente superato. E se il PNRR doveva essere la spinta per rivoluzionare la sanità di prossimità, oggi si contano ritardi clamorosi e progetti dimezzati: le case di comunità passano da 58 a 46, mentre gli ospedali di comunità crollano da 28 a 4.

Chi gestirà le nuove strutture? Il dubbio sul personale

Ma anche se i cantieri dovessero aprire domani, resta il nodo cruciale: chi ci lavorerà? La Regione – accusa Valeriani – non ha un piano credibile per rafforzare il personale pubblico. Il timore, nemmeno troppo velato, è che l’obiettivo non sia davvero potenziare il sistema, ma renderlo sostenibile solo con l’intervento dei privati, svuotando di fatto la missione originaria del PNRR.

Il bilancio finale? Promesse ambiziose, risultati in chiaroscuro

Mentre Rocca si intestardisce a difendere la riforma Schillaci, abbandonata anche da molti presidenti di centrodestra, cresce il malcontento tra chi ogni giorno affronta le file ai CUP, i corridoi affollati e l’ansia di un esame urgente che non arriva mai. Dietro gli utili di bilancio c’è una popolazione che si sente abbandonata, un sistema che arranca e un dibattito politico che si gioca più sui numeri che sulle vite reali. E la domanda resta: i conti tornano davvero, se poi la gente smette di curarsi?