Scandalo trans Piero Marrazzo: cosa era successo e il video

Scandalo Piero Marrazzo

Piero Marrazzo era presidente della Regione Lazio quando nel 2009 è stato travolto da uno scandalo, che ha poi portato alle sue dimissioni e all’allontanamento dalla scena politica. Il 23 ottobre di quell’anno, infatti, è stata diffusa la notizia di Marrazzo ricattato da quattro Carabinieri, che erano in possesso di un video. In quelle immagini il presidente era in compagnia di una ragazza trans, che si faceva chiamare Nataly. Un incontro avvenuto in un appartamento di Roma, nella zona di Tomba di Nerone.

Lo scandalo che ha coinvolto Piero Marrazzo

Marrazzo ha spiegato che si trattava di un rapporto mercenario occasionale e due prostitute trans, all’epoca, sono state interrogate dagli inquirenti. Una vicenda che ha sollevato un enorme clamore mediatico e il Presidente ha prima negato il coinvolgimento, poi lo ha ammesso e ha definito tutto quello ‘frutto di una debolezza della sua vita privata’. Da qui la decisione di dimettersi.

Il 19 aprile dell’anno seguente, nel 2010, la Corte di Cassazione ha dichiarato che Marrazzo era stato vittima di un complotto e la Suprema Corte ha escluso ogni addebito nei suoi confronti, considerando quella droga presente durante l’incontro solo per uso personale. La sentenza, infatti, ha precisato che i Carabinieri avevano preparato ad hoc quella scena, tra la droga sul tavolino fino alla tessera personale di Marrazzo. Tutto questo per renderlo ricattabile.

Il ritorno al giornalismo

Nello stesso anno Marrazzo è ritornato a fare giornalismo e ha realizzato documentari e inchieste per Rai 3. Prima, però, si era confidato sulle pagine del Corriere della Sera e aveva parlato di quello scandalo, che lo aveva travolto: “Non fa bene tacere: le mie figlie, con il loro amore, mi hanno aiutato a capire che la nostra vita non era riconducibile a un caso, ma era tanto altro. Non ho dubbi, quello che avevo fatto per un uomo pubblico non era opportuno – aveva spiegato – non avevo adempiuto all’obbligo che avevo nei confronti delle istituzioni. E poi soprattutto la mia colpa più grave, verso la famiglia: per la vergogna non avevo messo in sicurezza le mie figlie e mia moglie Roberta. Sono certo che se avessi frequentato una prostituta donna, l’impatto sarebbe stato minore”.