Scenata di gelosia di Letta a Calenda: “Tu mi vuoi tradire con la Meloni…”. E’ vero cabaret

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E’ una tragicommedia ormai quella interna la Pd. Alla destra fa ridere, ma a sinistra mica tanto. Il fatto che il premier Giorgia Meloni abbia voluto incontrare Carlo Calenda perché aveva dei correttivi alla manovra da suggerire, ha fatto andare fuori di testa Letta ma non solo lui. Persino il sornione e moderato Stefano Bonaccini ha criticato l’incontro definendolo con disprezzo addirittura un tête-à-tête. In realtà un incontro di lavoro tra un premier e un capo dell’opposizione è dinamica normale e consueta in Paesi politicamente civili come Inghilterra, Svezia, Usa ma anche Francia. Dovrebbe essere il succo della politica: lavorare insieme per il bene dei cittadini. Ma Letta, segretario uscente di corsa dal Pd, divorato dal rancore e frustrato dalla sconfitta con l’odiata destra, non accetta questa prassi democratica e urla contro il rivale.

Allarmi, Calenda vuole entrare in maggioranza

Per lui Calenda è pronto a entrare in maggioranza, allo scopo di sostituire Forza Italia, di cui alcuni esponenti starebbero per bussare alla porta di Calenda e Renzi. Definirla fantapolitica è ancora un eufemismo. Ci immaginiamo l’enorme punto interrogativo sulla faccia di Antonio Tajani leggendo queste ridicole accuse. Infatti, gli azzurri non pensano minimamente di uscire dalla maggioranza, e perché poi?, quanto a Calenda e Renzi non crediamo che Meloni e La Russa vedrebbero con favore il loro ingresso al governo. Accettare consigli e proposte, soprattutto se sensati, questo sì. E li accetterebbero persino dal Pd, se ne avesse. Ma non ne ha. Letta non ha un’alternativa, è incapace di elaborare una strategia politica, però il 17 (data intelligente!) tenta di scatenare la piazza contro un governo democraticamente eletto.

Il capo di Azione rassicura: tranquilli, non entreremo al governo…

La crisi di nervi di Letta e compagni è tale che perdino Calenda, preoccupato per le loro coronarie, si sente in dovere di rassicurare il Nazareno. “Non entriamo in maggioranza. E’ una decisione definitiva. Sostegni ci possono essere su singoli provvedimento ma non sulla manovra o tanto meno sulla fiducia perché significherebbe entrare in maggioranza. Resta un giudizio molto critico sulla manovra che è di galleggiamento, non ha dentro niente e ha un problema gigantesco sulla sanità. Ma il dovere dell’opposizione non è solo dire cosa non va bene, ma anche cosa si dovrebbe fare. Se riuscissimo a ottenere, e credo che ci riusciremo, ad ottenere delle cose allora sarà un buon lavoro e ci saremo guadagnati lo stipendio”. Poi torna sulle lacerazioni del Pd: “Ci sono figure come la sindaca di Ancona, Valeria Mancinelli, o come Giorgio Gori che non si capisce perché stiano nel Pd”.