Scuola, ennesimo pasticcio del governo: così non si può riaprire
Scuola, impossibile fare come dice il governo. “Se dovessero mantenersi gli standard di distanziamento indicati dal Cts e finora in vigore, la riapertura per il 100% degli studenti per molte scuole di Roma e del Lazio il prossimo settembre è pressoché impossibile”. Lo denuncia aMario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio, spiegando che “il problema delle cosiddette classi pollaio non solo non è stato risolto ma rischia, anzi, di peggiorare”.
Ecco perché la scuola non si può aprire
“A oggi – evidenzia – abbiamo classi con una media di 25/28 alunni. E dalle informazioni che ci giungono dall’Ufficio scolastico regionale, per il prossimo anno, si annunciano classi con 30 alunni più due disabili. Un problema che renderà per molte scuole di Roma e del Lazio impossibile anche garantire una presenza al 70%. Da più giorni – sottolinea Rusconi – infatti stiamo chiedendo a gran voce che vengano rivisti questi criteri, abbassando la soglia a non più di 20 alunni per classe”.
E poi c’è il mai risolto problema dei trasporti
Inoltre, denuncia ancora Rusconi, “un ulteriore problema sia a Roma che nel Lazio è costituito dal trasporto pubblico locale. Che, come ci mostrano molte foto che ci stanno inviando i nostri studenti, costringe a viaggiare su mezzi ultra affollati che non garantiscono minimamente il distanziamento personale. Auspichiamo quindi che da subito si possa aprire un tavolo fra i presidi, dirigenti delle aziende di trasporto, Regione Comuni, Province e Città metropolitana.
Allo scopo di definire piani di trasporto adeguati e rispettosi delle norme profilattiche sia per gli studenti che per il personale della scuola tutta. Purtroppo – conclude Rusconi – finora abbiamo costatato solo grandi annunci cui non sono seguiti fatti”.
Il governo costretto a correre ai ripari
Infatti, a quanto si apprende, dovevano rientrare tutti in aula, poi pian piano è iniziato il balletto di percentuali. F ino all’incidente tra governo e regioni. Il premier Mario Draghi, nella conferenza stampa della settimana scorsa, aveva annunciato il rientro dei ragazzi a scuola in presenza, per l’ultimo mese di scuola, al 100%. Poi il muro delle Regioni, così quel 100% – per le superiori vero e proprio miraggio – è sceso al 60%. Che è il minimo sindacale che i governatori potevano garantire, visti i problemi sul fronte trasporti.
Così nel pomeriggio il ministro agli Affari regionali, Maria Stella Gelmini, è corsa ai ripari. “Sulla didattica in presenza – ha messo in chiaro – le Regioni avevano chiesto di partire dal 60% ed in questo senso avevamo raggiunto un accordo. Draghi ha chiesto di fare uno sforzo ulteriore, ha posto un obiettivo minimo più alto, per cercare di far tutti meglio, ogni giorno. Nel decreto ci sarà scritto il 70%: ma non metteremo a rischio nessuno. Se non sarà possibile assicurare queste quote, Regioni ed enti locali potranno derogare. Stiamo lavorando per trovare la quadra”.