Scuola, Valditara annuncia l’assunzione di altri 70mila docenti nel prossimi tre anni
‘La riforma del voto in condotta all’esame del Senato ormai alle battute conclusive. Importante questa riforma perché ridà valore al comportamento e alla condotta ma soprattutto cambia il senso delle sospensioni. Prima stavano a casa, adesso invece significa più scuola, più studio e attività di cittadinanza solidale”. Lo dice il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Quanto alla riforma dei giudizi, per Valditara “serve per fare chiarezza in modo che le famiglie e gli studenti sappiano qual è il livello dei loro apprendimenti. Accanto a dei giudizi analitici più complessi, più tecnici che servono ai docenti per ricostruire il percorso dello studente – spiega – ci dovrà essere una pagella, un documento che qualifichi, ottimo, buono, sufficiente e insufficiente”.
Concorsi per i docenti per colmare i vuoti di organico
Valditara ha poi definito i concorsi per l’assunzione in ruolo dei docenti come “uno dei tanti passaggi per colmare i vuoti di organico”. “A settembre abbiamo assunto 40.600 nuovi docenti – ha ricordato – e abbiamo avviato le procedure per reclutarne altri 70mila nei prossimi tre anni. E’ importante che vi sia ogni anno un bando di concorso per reclutare stabilmente, avviando così un nuovo corso rispetto al passato”. In particolare sui docenti precari, Valditara ha evidenziato che va affrontato il problema degli incentivi, rappresentando che “spostarsi dal luogo di residenza a quello di lavoro” potrebbe significare per un docente “un costo della vita molto più alto”. Quindi, “con i sindacati bisogna studiare delle forme di incentivazione per incoraggiarli a trasferirsi”.
Aumenti medi interessanti
Valditara ha poi ricordato che “l’ultima legge di bilancio ha previsto ben 5 miliardi di euro per il pubblico impiego, di cui 3 miliardi andranno al nuovo contratto per il personale della scuola. Che significa incrementi medi molto interessanti, soprattutto se sommati ai 124 euro al mese dell’aumento per i docenti nel contratto firmato lo scorso anno”. Le risorse impiegate per la scuola compresi i fondi del Pnrr, 1,2 miliardi di euro, andranno a coprire i progetti delle “classi innovative, quindi la didattica digitalizzata fino all’utilizzo dell’intelligenza artificiale”, ha spiegato il ministro. Per la formazione degli insegnanti sulle materie Stem “ci sono 600 milioni di euro, soldi già distribuiti” e per la formazione alla didattica innovativa altri 450 milioni di euro.
750 milioni per gli asili nido
Per quanto riguarda gli asili nido “abbiamo messo 750 milioni di risorse nostre per raggiungere i nuovi target concordati con la Commissione europea”, ha ricordato il ministro. Mentre invece sull’edilizia scolastica sono stati stanziati 3,9 miliardi di fondi Pnrr e 1,2 miliardi del Ministero con cui “si sta ristrutturando quasi il 20% delle scuole”. “Stiamo parlando di una serie di interventi per tutta la scuola italiana molto significativi, tra l’altro abbiamo esteso i fondi Pnrr anche alle paritarie. E mi fa piacere che la Commissione europea abbia dichiarato che l’Italia è il primo Paese per obiettivi, riforme e investimenti Pnrr. Tutto ciò è frutto di uno straordinario sforzo e gioco di squadra di tutti i ministeri con la regia del ministro Fitto”.
Contro i “diplomifici” strategia forte per riportare cultura legalità
“Per la prima volta c’è una strategia forte e determinata per ridare forza alla cultura della legalità anche con riguardo ai cosidetti ‘diplomifici’. Noi dobbiamo avere come stella polare la cultura della legalità. Contro i diplomifici non abbiamo utilizzato soltanto gli ispettori che abbiamo mandato nelle scuole come si è fatto anche in passato, ma abbiamo anche stipulato un protocollo di intesa con la Guardia di Finanza per far sì che possa intervenire su nostra segnalazione per controlli e verifiche, per accertare che lo studente risieda effettivamente dove ha dichiarato di risiedere, cioè dove c’è la scuola e non che lavori e viva a mille km di distanza figurando fittiziamente presente a scuola”.
“Tra le altre misure che intendiamo proporre c’è il divieto del famoso 4 anni in uno, l’obbligo del registro elettronico, il divieto di formare più di una classe collaterale. Non sarà quindi più possibile avere istituti che passano da 8 a 800 iscritti all’ultimo anno”, ha aggiunto Valditara.
No ai cellulari in classe
Smartphone in classe? “Dobbiamo proteggere i nostri ragazzi, lo dicono tutte le agenzie internazionali che specie per i giovanissimi possono rappresentare un danno: ritardi di apprendimento, problemi di memorizzazione, deficit di attenzione, etc. Siccome i cellulari si usano purtroppo già tanto fuori dalla scuola, credo non sia opportuno soprattutto per i più piccoli delle primarie, elementari e medie, il suo utilizzo per scopi didattici. Ma non c’entra niente con il tablet, anche se quest’ultimo non sarà il principale strumento per imparare a leggere e scrivere”, dice Valditara, ricordando che sull’uso dei cellulari per scopi non didattici c’è la circolare del Ministero “da rispettare”.