“Se lo vedemo lo spaccamo tutto, lo mandamo all’ospedale”: le intecettazioni dei nuovi boss della droga a Roma. “Glie sparo io”

Emergono i dettagli e le intercettazioni sulla maxi operazione di questa mattina, che ha portato all’arresto di 26 persone. Su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, i Carabinieri del Comando Provinciale di Roma, insieme ai Comandi Arma territorialmente competenti, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma nei confronti di 26 persone.
Tutte loro, come già anticipato, sono gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (art. 74 d.p.r. 309/90), detenzione e cessione ai fini di spaccio (art. 73 d.p.r. 309/90), detenzione e porto illegale di armi (artt. 10 e 12 legge 497/1974, 23 commi 3 e 4 legge n. 110/1975) e rapina (art. 628 c.p.).

La rete del narcotraffico per le piazze di spaccio di Roma
Nel corso dell‘indagine, portata avanti tra il marzo 2018 e il febbraio 2024 con il coordinamento della DDA della Procura di Roma, i Carabinieri sono riusciti a mettere insieme i tasselli e hanno visto come alla base di tutto ci fosse un’importantissima rete del narcotraffico, attraverso la quale venivano fornite le più floride piazze di spaccio della città. Da Tor Bella Monaca al Quarticciolo, passando per il Quadraro, Cinecittà, Tuscolano, Giardinetti, Primavalle e Casalotti. E tutto questo per un volume d’affari enorme: decine di milioni di euro al mese, con singole piazze di spaccio che arrivano a produrre un “fatturato” di circa 30 mila euro al giorno.
Molisso e Bennato a capo
Al vertice del gruppo Giuseppe Molisso e Leandro Bennato, entrambi già noti e in carcere per altri delitti. Molisso per l’omicidio dell’albanese Selavdi Shehaj, detto Simone, e il tentato omicidio dei fratelli Costantino. Bennato, invece, per aver sottoposto a sequestro e seviziato Gualtiero Giombini e Christian Isopo. All’epoca doveva recuperare circa un quintale di cocaina, droga che gli era stata sottratta.
Il monopolio della droga e gli ‘amici’ dei boss
L’attività investigativa e le fondamentali dichiarazioni dei collaboratori di giustizia hanno permesso di ricostruire quel sistema, quello dove si reggeva una sorta di monopolio della droga. Molisso e Bennato, a capo di tutto, non si sarebbero limitati a mettere in piedi quel clan agguerrito e solido, dedito al narcotraffico. Ma avrebbero anche raggiunto il loro scopo ambizioso. E cioè riunire le più importanti piazze di spaccio della capitale, imponendo ai capi piazza la fornitura di cocaina, peraltro a prezzi più elevati. Droga importata prevalentemente da due fornitori albanesi di straordinarie capacità, Altin Sinomati e Renato Muska.
Tutti i nomi
Molisso e Bennato, storicamente vicini a Michele Senese, potevano contare sulla fedeltà assoluta dei loro amici. E in particolar modo su:
- Emanuele Selva, che si occuperebbe della detenzione, taglio, trasporto e commercializzazione della droga. Lui interveniva su ordine di Molisso e lo faceva con azioni violente per difendere le piazze di spaccio, rifornite dall’organizzazione.
- Marco Desideri, che oltre a detenere, trasportare e commercializzare le sostanze stupefacenti gestirebbe in prima persona almeno una piazza di spaccio. Per questa si rifornisce stabilmente attraverso i canali dell’organizzazione;
- Guido Cianfrocca, cognato di Molisso, che si occuperebbe dell’approvvigionamento, del trasporto, della vendita di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti e della riscossione dei relativi proventi. Ma anche del trasporto delle armi dell’organizzazione;
- Raul Esteban Calderon (condannato in primo grado perchè ritenuto l’esecutore dell’omicidio dell’albanese Selavdi Shehaj e del tentato omicidio dei fratelli Costantino. Lui è anche imputato nel processo per l’omicidio di Fabrizio Piscitelli poiché ritenuto il killer). Lui avrebbe partecipato a importanti scelte strategiche del sodalizio criminale e non si sarebbe limitato alla detenzione e alla cessione di diversi chili di cocaina. L’uomo si sarebbe attivato per il rinvenimento di ulteriori canali di approvvigionamento all’ingrosso della droga, procurando e consegnando armi a Molisso e assicurando la consegna di denaro ai familiari dei sodali detenuti per il pagamento delle spese legali.
Chi non rispettava le regole dettate dai due capi non andava bene. Tutto veniva imposto con la violenza. E il sodalizio criminale poteva contare anche su armi da guerra e bombe a mano.
Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia
Come hanno dichiarato alcuni collaboratori di giustizia e come è emerso dalle intercettazioni, l’ascendente criminale è stato riconosciuto trasversalmente. “…Sti ragazzetti crescono tutti con il nome di Peppe Molisso e Bennato e ‘sta cosa si rafforza. Molisso è diventato il Michele Senese di dieci anni fa. Molisso a Cinecittà è diventato il Michele Senese di dieci anni fa e Bennato uguale”.
A chi si trovava sotto la loro ala veniva assicurata la loro protezione. In più modi. I contrasti si risolvevano, a volte con la violenza. E c’è chi interveniva in difesa dei singoli capi piazza. Proprio come è successo a maggio del 2020 quando Molisso è intervenuto a sostegno di uno dei capi di Tor Bella Monaca, che in quel periodo era in forte contrasto con un noto pregiudicato della zona. L’uomo al vertice del sodalizio si è subito messo a disposizione per risolvere la questione, anche con l’uso delle armi e con il supporto di Selva Emanuele. Quest’ultimo doveva proteggere, a tutti i costi, il loro solidale e rassicurarlo, come si evince dalle intercettazioni. “Io sto qua in giro fra se lo vedemo lo spaccano tutto semo 7-8 […] Lo mandamo a ospedale”.
L’uso della violenza
Molisso era disposizione addirittura a intervenire e aveva ipotizzato la possibilità di un agguato armato, al quale avrebbe partecipato in prima persona. “Fra fateme trova moto fago la porta glie sparo io“. Tutto questo perché alcuni cittadini magrebini volevano ritagliarsi un proprio spazio, dove affrancarsi e gestire in autonomia un’attività di spaccio in via dell’Archeologia a Tor Bella Monaca.
Nella notte tra il 21 e il 22 ottobre del 2022 Selva è intervenuto in un esercizio commerciale, con tanto di pistola a sostegno dei Moccia, gestori di una delle piazze di spaccio più importanti di Tor Bella Monaca. Nell’occasione è stato esploso un colpo d’arma da fuoco, che ha raggiunto la vetrata del palazzo antistante. E i nordafricani, impauriti, sono stati picchiati. Una rapina, commessa con l’uso di kalashnikov, posta in essere dall’organizzazione per ottenere i 10 kg di cocaina, estorti al narcotrafficante Capogna Fabrizio, poi diventato collaboratore di giustizia, e sottratti al solo fine di appropriarsi dei suoi canali di approvvigionamento.
Il sequestro dei beni per 5 milioni di euro
Questa mattina, insieme alle misure cautelari personali, sono state disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari anche misure cautelari reali, consistenti nel sequestro preventivo di beni e assets finanziari. Gli accertamenti patrimoniali hanno messo in risalto la presenza di beni immobili e mobili sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati, derivanti dal reimpiego di fondi di natura illecita e provenienti dalle attività
criminali del sodalizio investigato. In particolare, sono stati individuati beni, nella disponibilità diretta dei principali indagati, tra cui una villa, un appartamento e un appezzamento di terreno trasformato in vigneto, che si trovano nella provincia di Roma.
Ma non solo. Nel sequestro preventivo anche i rapporti finanziari/bancari di 32 soggetti vicini agli indagati. Un sequestro preventivo finalizzato alla successiva confisca. E tutto questo per un valore di circa 5milioni di euro.
Nel corso della perquisizione di questa mattina i Carabinieri, in un’abitazione di Terni riconducibile a Bennato, hanno trovato e sequestrato diverse opere: una litografia di Renato Guttuso, una di Ernesto Treccani, un dipinto su carta di Antonio Corpora, un disegno su carta firmato Renzo Bussotti e un dipinto con la firma non leggibile.