“Sei un rinco…”, insegnante insulta alunno, lui l’aggredisce: caos a scuola a Fiumicino
Momenti di panico questa mattina in una scuola di Fiumicino, dove le urla hanno rotto la normale routine quotidiana. “Non sono rinco…to, sono un ragazzo che studia e lavora. E lei mi ha già interrogato, forse non se lo ricorda!”.
Le parole, urlate da un giovane, già maggiorenne, risuonano nel corridoio della scuola. Il ragazzo esce dalla sua classe, seguito dall’insegnante, che ripete l’insulto. “Rinco…to”. La parola viene sentita non solo dagli alunni della stessa classe, ma anche dagli altri insegnanti, richiamati dal frastuono. E anche da altri studenti, incuriositi dalle grida.
La vicenda che fa riflettere
Tutto sembra essere nato dal fatto che l’insegnante voleva interrogare il ragazzo. Ma lui non era preparato, perché non si aspettava di essere chiamato, visto che aveva sostenuto l’interrogazione da poco. La versione del ragazzo è infatti questa: “Questa volta non mi ero preparato, perché ero stato interrogato la volta scorsa. Io lavoro anche, non è possibile che la scuola non capisca i problemi degli studenti che si trovano ad affrontare determinate situazioni. Anzi, vengono pure etichettati come ‘rinco..’. Non lo accetto”.
Il giovane, in preda alla rabbia, ha aggredito verbalmente l’insegnante, minacciando una denuncia per l’insulto ricevuto. “Lei non ricorda, ma mi ha già interrogato! E ora voglio andare a casa, qui non ci resto”, ha insistito. L’insegnante, restando nella sua posizione, ha dichiarato che sarebbero stati convocati i genitori, perché a casa non poteva andare. Lo studente ha fatto notare di essere maggiorenne, ma la situazione è rimasta in fase di stallo.
Il parere
A dare un parere sulla vicenda è un altro insegnante, che ha assistito alla scena. “La scuola deve dare un segnale. E questo non è quello corretto. Usare certi termini nei confronti degli studenti è assolutamente sbagliato, è una mancanza di rispetto. Così come noi insegnanti vogliamo e dobbiamo essere rispettati, allo stesso modo anche i ragazzi meritano rispetto. E comprensione, a maggior ragione quando ci sono situazioni particolari come quelle di lavoro e studio. Non so cosa sia successo in aula prima dell’insulto, ma l’adulto non deve perdere il controllo e arrivare a passare dalla parte del torto. E, dicendo più volte quella parola, che ferisce il ragazzo, si passa automaticamente dalla parte del torto”, spiega.
“Trattare in modo superficiale i ragazzi significa che li vogliamo ‘rinco’. Invece dobbiamo portarli a ragionare. Mi chiedo che fine abbia fatto lo psicologo scolastico, a cui si potevano demandare alcuni problemi degli studenti: e in certi ambianti di problemi ce ne sono davvero tanti. Quella, purtroppo, è una scuola con un’utenza a rischio. Trovare un giovane che studia e lavora è una buona cosa. Va incoraggiato, non insultato. Purtroppo noi insegnanti non abbiamo gli strumenti per confrontarci con i ragazzi di oggi”.