Shock a Cisterna di Latina, pit bull senza guinzaglio sbrana e uccide un pinscher: “Padroni spariti” (FOTO)

È successo tutto in pochi istanti. Che potevano essere evitati, se ci fosse stato il buon senso. La responsabilità. E invece, ancora una volta, si è arrivati alla tragedia. E ancora una volta parliamo di un’aggressione da parte di cane molossoide, lasciato libero dai suoi padroni, incapaci di gestire un animale di questo tipo.
A farne le spese Roy, un pinscher nano, morto dopo ore di agonia e un intervento che, purtroppo, si è rivelato inutile. “Dopo la morte di mio padre, per me questo è un altro lutto“, racconta tra le lacrime Annalisa, la ‘mamma’ di Roy. “So che per molti sarà difficile da capire, ma Roy era parte della nostra famiglia e adesso siamo disperati”.

L’aggressione sul pianerottolo di casa
Roy è stato aggredito da un pit bull mentre si trovava sul pianerottolo di casa, a Cisterna di Latina, in via Dante Alighieri. “Davanti alla mia abitazione, proprio perché il passaggio è un po’ pericoloso, c’è un pianerottolo, in modo che non si esca direttamente sulla strada. E Roy il 26 marzo era lì. Una coppia è passata con un pit bull senza guinzaglio. Come ho potuto vedere successivamente dalle telecamere, il loro cane si è avventato verso il mio, sbranandolo. Ma nessuno dei due, un uomo e una donna, ha fatto niente per fermalo“.
Annalisa sente Roy abbaiare. “Era un abbaio diverso, una richiesta di aiuto. Sono uscita di casa correndo e ho visto una scena terribile. Il mio cane sotto le fauci del pit bull, sangue ovunque. Ho visto che c’era una signora con gli occhiali e un ragazzo, non ricordo altro. Mi sono lanciata per cercare di sottrarre Roy dalla bocca del pit bull, che ha morso e graffiato anche me. E tutto questo mentre i padroni non facevano nulla per richiamare il loro cane. Io, disperata, ho urlato loro di andarsene, ma intendendo di togliere il cane. La coppia ha atteso che liberassi Roy dalle fauci del pit bull, ha ripreso il cane e si è dileguata. Non ho più avuto notizie né della signora né del ragazzo. Nessuno di loro, in questi giorni, mi ha chiesto notizie del mio Roy. Né si è preoccupato di come stessimo noi”.
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L’agonia di Roy
Sotto choc, Annalisa porta subito Roy, ferito e sanguinante, dal veterinario più vicino. “Ero certa di aver fatto in tempo e pregavo che tutto andasse bene. Però il medico, vedendo un buco tra lo stomaco e il petto, mi ha consigliato di portarlo in una clinica ad Anzio. Mi sono quindi precipitata lì, ma, dopo che l’hanno visitato, mi hanno detto che doveva essere operato d’urgenza. E ho dovuto portarlo di corsa a Roma, in un’altra clinica fornita di camera di rianimazione”.
L’intervento è costato quasi 4 mila euro. “Ne avrei spesi anche il doppio, non ho fatto questioni di soldi. Per me l’importante era salvargli la vita”, racconta Annalisa. Roy dopo l’operazione resta in clinica, con il drenaggio, ma le sue condizioni sono gravissime. “Ci avevano mandato a casa, ma non riuscivamo a stare lontani da lui. L’unico che non l’aveva ancora visto era mio marito Giuseppe. E quindi la sera siamo ripartiti da Cisterna e siamo tornati alla clinica per stargli accanto. Appena ci ha visto, nonostante non avesse forze e avesse i tubicini, ha iniziato a scodinzolare. Si è alzato, è andato incontro a mio marito e si è accoccolato, abbracciandolo. È morto poco dopo. Ha voluto aspettare di vedere anche lui, per salutarlo, prima di lasciarci”.
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I fiori misteriosi
La morte di Roy, conosciuto a Cisterna così come la famiglia di Annalisa, non è passata inosservata. In tanti ne hanno parlato. E, non appena la notizia si è diffusa, la mattina del 30 marzo qualcuno ha fatto trovare, proprio nel pianerottolo di casa di Annalisa e Giuseppe, nel punto in cui in pinscher è stato aggredito, una pianta di splendidi fiori, con la scritta: “Un abbraccio a tutti voi. In memoria di Roy”. Ma nessuna firma.
“Sono gesti che commuovono”, dichiara Annalisa. “Ma sto ancora aspettando che la coppia proprietaria del pit bull si faccia viva, cosa che non ha fatto finora. E di certo non per chiedere soldi. Ma almeno per avere delle scuse, delle giustificazioni per il loro comportamento. Al posto di Roy poteva esserci un bambino. Io ho due figli e tre nipoti. Se in quel momento invece del cane c’era un bimbo? E comunque, è morto un essere vivente. Per me era uno di famiglia. È facile dire “era solo un cane”. Ma ora tornare a casa e sentire l’assenza, non avere chi ti viene incontro dopo il lavoro, chi ti capisce con uno sguardo, chi segue come un’ombra, chi si accontenta di una carezza e un po’ di cibo per darti tutto l’amore del mondo… è dura. No, un cane non è “solo” un cane. È amore allo stato puro. E mi dispiace se qualcuno ha visto e non parla. Perché c’è troppa omertà, qui”.
La denuncia
In queste ore Annalisa e la sua famiglia stanno valutando se presentare una denuncia alle forze dell’ordine. “Abbiamo comunque i filmati di quel giorno”. E, oltre a quelli, di Roy restano le tante foto, dei momenti belli. Da quanto pesava poche decine di grammi e stava dentro una mano, fino a quel 26 marzo, quando un pit bull senza guinzaglio né museruola ha messo fine alla sua vita di cane felice.