Si spara nel bagno della fraschetta alle porte di Roma: morto il finanziere Arturo Covone
È morto la scorsa notte, al Policlinico Umberto I, Arturo Covone, militare della Guardia di Finanza di 58 anni. L’uomo si era sparato alla testa con la pistola d’ordinanza nel bagno di una fraschetta a Borgo San Rocco, vicino Ariccia, subito dopo un pranzo con la compagna. Nonostante i soccorsi immediati e il trasferimento dall’ospedale dei Castelli al nosocomio romano, Arturo non ce l’ha fatta.
Chi era Arturo Covone?
Originario di Afragola, in provincia di Napoli, Arturo viveva a Roma, dove lavorava presso il Ministero dell’Economia. Era stimato nel suo ambiente e conosciuto come una persona seria e dedita al lavoro. Ma dietro quella facciata professionale, secondo le prime ricostruzioni, si nascondeva una sofferenza profonda. Pare che negli ultimi mesi il finanziere stesse combattendo con una grave depressione legata a problemi personali.
Il dramma nel ristorante
Erano circa le 13 del 22 dicembre, in un locale di Ariccia, quando un colpo di pistola ha infranto la tranquillità di una domenica pre-natalizia. I presenti, compresa la compagna di Arturo, sono stati colti di sorpresa da quel gesto improvviso. Tra i clienti c’erano dei medici, che sono intervenuti immediatamente per tentare di salvargli la vita.
Le indagini
Sul posto sono arrivati poco dopo i carabinieri della stazione di Ariccia e il nucleo operativo della Compagnia di Velletri, che hanno avviato i rilievi per chiarire l’esatta dinamica del tragico gesto. Al momento non si esclude che la forte pressione psicologica e la depressione abbiano avuto un ruolo determinante nella scelta estrema del finanziere.
Lunga scia di suicidi tra le forze dell’ordine
Il caso di Arturo Covone è solo l’ultimo di una lunga lista di tragedie che coinvolgono uomini e donne in divisa, spesso lasciati soli di fronte a pressioni e difficoltà personali. La vicenda solleva interrogativi urgenti sul benessere psicologico e sul supporto che dovrebbe essere garantito a chi opera in contesti di grande responsabilità.
La comunità di Roma e Afragola si stringono nel dolore, ricordando un uomo che, dietro l’uniforme, era soprattutto una persona con fragilità, sogni e difficoltà.