Simone Borgese, lo stupratore seriale chiede i domiciliari: potrebbe presto tornare a casa

Simone Borgese, lo stupratore seriale in una foto d'archivio

Roma, un caso che ha sollevato polemiche e malcontento: Simone Borgese, condannato a 7 anni e mezzo per una violenza sessuale nel 2015, è stato recentemente accusato di un nuovo stupro nei confronti di una studentessa. Nonostante la gravità delle accuse, Borgese è riuscito a evitare il carcere, ottenendo i domiciliari.

Tuttavia, la Procura di Roma, che fin dall’inizio aveva richiesto la custodia cautelare, ha vinto un primo ricorso contro la decisione del giudice per le indagini preliminari (gip), e la vicenda è ora destinata a finire in Cassazione. L’eventualità che Borgese venga incarcerato appare più concreta.

Simone Borgese, lo stupratore seriale chiede i domiciliari

La scelta del gip di concedere i domiciliari a Borgese ha suscitato la contrarietà di due soggetti principali: la prima vittima dell’uomo e i magistrati inquirenti. La tassista, violentata nel 2015, ha espresso pubblicamente il suo disappunto, mentre i pm, coordinati dall’aggiunto Giuseppe Cascini, hanno utilizzato gli strumenti della procedura penale per ottenere un primo risultato positivo.

Il ricorso alla Suprema Corte di Cassazione

Simone Borgese, 39 anni, è stato arrestato dalla polizia con l’accusa di aver violentato, lo scorso 8 maggio, una studentessa ventenne nel quartiere Eur. Nelle otto pagine dell’ordinanza, il gip ha riconosciuto il «concreto pericolo» che Borgese possa commettere «delitti della stessa specie di quello per cui si procede», un rischio evidenziato dalle modalità delle sue azioni, che dimostrano una volontà di sopraffazione, aggravata dai suoi precedenti specifici.

Borgese, un predatore seriale?

Secondo gli investigatori, Borgese si è avvicinato a Viola (nome di fantasia) mentre si trovava alla fermata dell’autobus. Tra via delle Vigne e via della Magliana. Fingendo di chiedere informazioni su come raggiungere il raccordo in direzione EUR. L’ha convinta a salire sulla sua Fiat Multipla con la scusa di avere bisogno di indicazioni stradali.

Da quel momento è iniziato l’incubo per la giovane. Una volta in macchina, Borgese le ha chiesto il cellulare con la scusa di dover effettuare una chiamata urgente. Sostenendo che il suo telefono fosse scarico. Dopo aver fatto due telefonate senza risposta, ha trattenuto il telefono della ragazza, iniziando a fare avances insistenti. Questo è stato solo l’inizio delle presunte violenze, che si sarebbero consumate tra via dell’Imbrecciato e via Campiglia Marittima.