Sindrome di Cushing nel cane, dalla diagnosi al percorso terapeutico: la storia raccontata dal padrone di un amico a 4 zampe
Una malattia che a volte può essere curata tramite intervento chirurgico ma a volte no, la sindrome di Cushing nel cane è una delle più frequenti malattie endocrine. Il racconto di un padrone di un cane a 360° tra spese, difficoltà e tanto amore.
Cos’è la sindrome di cushing?
La sindrome di Cushing è una malattia endocrina che porta ad un aumento della produzione di cortisolo nel sangue del cane. Il cortisolo viene prodotto nelle ghiandole surrenali. “Nell’85% dei casi il responsabile della sindrome di Cushing è la presenza di tumore all’ipofisi”, riporta sul loro sito la clinica veterinaria San Carlo. “Nel restante 15% dei casi, la causa può essere collegata alla presenza di tumore alle ghiandole surrenali, di natura maligna e di difficile rilevazione”, si legge sempre sul loro sito. Tra i primi sintomi c’è l’aumento della sete e la frequente minzione ed in questi casi è sempre meglio procedere ad un controllo veterinario accurato tramite analisi del sangue e delle urine oltre alla ecografia addominale. Per quanto concerne la ‘cura’, in alcuni casi si può procedere all’operazione chirurgica di rimozione del tumore mentre in altri no. In quest’ultimo caso la terapia da eseguire è farmacologica, solo per mitigare la sintomatologia nel cane. Il prodotto per eccellenza utilizzato è il trilostano.
Il racconto di uomo padrone di un cane affetto dal cushing
“Tutto è cominciato ben 5 anni fa quando il mio cane, un border collie incrociato, ha cominciato ad urinare troppo frequentemente e ad avere troppa sete”, descrive l’uomo. “Dopo qualche giorno lo abbiamo portato subito dal veterinario al fine di capire cosa gli stesse accadendo. Una volta lì, dopo aver effettuato diversi accertamenti come analisi ed ecografie, la risposta è stata che aveva la sindrome di Cushing. Ci è crollato il mondo addosso. Da lì è iniziato un tortuoso percorso fatto di sacrifici, dolore e spese che ci porta sino ad oggi”, racconta.
Terapie e la comparsa di tumori
“Sin da subito il veterinario ci ha indicato l’assunzione immediata ed a vita del principio attivo ‘trilostano’. Due pasticche al giorno che dovranno essere modulate in base agli esami del pre e post acth che il mio cane avrebbe dovuto eseguire ogni 3 mesi. Inizialmente preso il trilostano sia la pipì che la sete, in quel modo, erano scomparsi nel mio cane e tutto sembrava andare per il meglio. Purtroppo con il passare del tempo e dei mesi sono sopraggiunti altre situazioni spiacevoli. Due tumori ci hanno tenuto con il fiato sospeso, il primo alla milza mentre il secondo ai testicoli. Non sappiamo se fossero correlati al morbo di cushing. Una volta eseguita la difficile operazione siamo tornati a casa tirando un sospiro di sollievo che purtroppo durò solo qualche mese. Neanche un anno dopo infatti la diagnosi di un nuovo tumore al fegato. Anche in questo caso lo abbiamo fatto operare, seppur con tantissima paura”, continua l’uomo.
Spese e sacrifici
“Negli ultimi 5 anni abbiamo deciso di non fare più vacanze al fine di stare sempre vicino al nostro fedele amico. Ogni tanto qualche scampagnata insieme a lui. Non è stata una decisione facile ma dovevamo farlo. A livello economico le spese sono esorbitanti e solo grazie all’assicurazione siamo riusciti a mitigare una piccola parte. Il principio attivo trilostano infatti ha un costo non indifferente sorvolando poi sugli altri farmaci, le tac, il cibo particolare ecc. Calcolando poi che ogni 3 mesi abbiamo effettuato le analisi di controllo e puntualmente dovevamo modificare i mg nelle capsule, vi lascio immaginare il sacrificio. In aggiunta a ciò i numerosi interventi chirurgici per i vari tumori che aveva. A mio avviso c’è poca attenzione verso il mondo animale dal punto di vista economico-sanitario. Le famiglie a volte devono sostenere spese esorbitanti quando basterebbe creare un sistema come quello per noi umani”, aggiunge.
L’ultima diagnosi senza speranze
“Purtroppo quest’anno gli è stato diagnosticato un nuovo tumore al fegato, nell’altro lobo. Questa volta inoperabile sia per l’età, ormai 11 anni, sia per tantissimi fattori legati ad esempio ad insufficienza cardiaca, renale e il cushing. Ovviamente non si sa se tutto ciò possa essere o meno legato al morbo di cushing. Attualmente oltre al trilostano assume farmaci per i fanghi biliari nel fegato e per i reni. Ora gli siamo tanto vicino, al momento non ha dolori di alcun tipo se non qualche fastidio. L’aspettativa di vita purtroppo è di qualche mese. Abbiamo combattuto molto e sacrificato tantissimo. Tutto ciò per l’amore profondo nei suoi confronti. Un cane è ciò che di più bello possa capitare nella vita di una persona. Parlo sempre utilizzando il ‘noi’ questo perché io ed il mio cane siamo un unica cosa”, conclude l’uomo.