Skoll a Roma canta la tragedia delle marocchinate: la notte non dura che un momento (video)

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Il cantautore Skoll, Federico Goglio, ha scelto Roma per presentare il suo nuovo disco, “Negli occhi di Ulisse”. E lo ha fatto in luogo particolarmente suggestivo della Capitale, ossia alle pendici di quel Monte Mario da cui si domina tutta la città. Dieci brani per quello che è ormai il 16° disco del cantautore milanese, apprezzato da molti, come testimoniava il pubblico di ieri notte. Intervallando vecchie e gloriose canzoni a quello nuove, Skoll ha via via conquistato e scaldato il pubblico romano, difficile a facili entusiami, come si sa. E infatti il concerto è stato un successo. Organizzato dalla “Vecchia Colle Oppio” di Roma, così come l’ultimo concerto a Roma dello stesso artista appena qualche mese fa. Complimenti per la meritevole iniziativa e per l’organizzazione.

Dieci i brani nell’ultimo lavoro di Skoll

Dieci brani, uno meglio dell’altro, come del resto era nei suoi precedenti album. Accompagnato dal pianoforte dal fidato Davide Picone, Skoll come sempre spiega brevemente prima del brano il suo significato e la sua genesi, lasciando che poi siano i pensieri e la musica a trasmettere le giuste emozioni. E quelle non sono davvero mancate. Si comincia con “Questo temporale estivo”, pezzo ambientato tra il Vittoriale di D’Annunzio e il Tempio di Giove Anxur a Terracina. Il tema della donna e quello del mito che sempre ritornano nelle opere di Skoll, mischiate sapientemente con la poesia e con la storia. Il secondo brano è quello che dà il titolo all’album, “Negli occhi di Ulisse”, personaggio tra i più famosi nella storia dell’umanità. Ma stavolta l’interpretazione non è quella del viaggio, ma quella della curiosità e del ritorno.

Il tema della donna ritorna sempre nei lavori cantautore milanese

E’ sempre la donna, “dolce tiranno”, quella che attira l’eroe a casa, alla sua Patria, alla sua sicurezza. Insomma, è bello dopo lunghi viaggi in mari gonfi e oscuri ritornare alla terra che ci aspetta, per dare un senso definitivo  alla vita di tutti noi. Il terzo brano è forse il più drammatico: “Luisa”, Luisa Ferida, attrice degli anni ruggenti, assassinata in strada a Milano da una banda partigiana. La sua colpa? Amare Osvaldo Valenti, attore, che aveva risposto al richiamo della Decima Mas. Luisa era incinta di quattro mesi e secondo gli atti processuali l’ordine venne da Pertini in persona: “Fucilateli senza perdere tempo!”. Quella che la storia non dice, è che dopo il duplice omicidio la casa dei due fu razziata dai “liberatori” dell’Italia, come molte altre case dei malcapitati che si imbatterono nelle bande rosse.

Quando gli inglesi avevano paura solo di noi

Segue uno dei brani più coinvolgenti del cd, “Corsa lenta”, che racconta le gesta eroiche della Decima Mas e dei suoi “maiali” che terrorizzavano soprattutto gli inglesi. “Il nemico ha paura solo di noi, rincorre ombre di squali fatte da noi”… Il pezzo che segue è il primo dedicato alla comunità di San Patrignano, fondata nel 1978 dal visionario Vincenzo Muccioli e sempre osteggiata dalla sinistra, che voleva avere l’esclusiva anche sul business delle comunità terapeutiche. La vita comunitaria, i sacrifici, il lavoro, le regole… per questo non andava bene ai soviet nostrani. Poi c’è l’atroce e bellissima canzone sulle marocchinate, “La notte non dura che un momento”, dedicata agli stupri, le uccisioni, le torture e le violenze degli “Alleati” (alleati loro, non nostri), contro la popolazione civile inerme, soprattutto donne, ragazze e bambine.

La furia selvaggia dei goumiers, truppe marocchine al soldo dei francesi

La furia selvaggia dei goumiers, le truppe marocchine al soldo dei francesi cui i comandi alleati permisero il medievale diritto di preda dovuto ai conquistatori, La Ciociaria, la Sicilia, la Toscana e altre zone furono percorse da queste bestie che ancora oggi si definiscono “Liberatori”. Ma l’incubo per la nostra popolazione era appena cominciato. Il brano che segue si intitola “Quando mi sono fermato”, ed è forse quello che tira le fila di tutto il percorso dell’album. Parole e strofe di riflessione sui temi cari a Skoll: l’amore, il tempo che passa, la vita come avventura e soprattutto l’invito e lo sprone a non fermarsi mai, per evitare che tutto ti cada addosso. Una richiesta, insomma, a chi c’è di sopra a darci l’inquietudine e la forza per essere se stessi.

La ballata di un eroe misconosciuto

Quello che segue è il brano più introspettivo ed ermetico dell’intero lavoro, “Ai confini del mondo”, dove lartista si confessa forse solo con se stesso rivolgendosi a una donna, o magari all’ideale di una donna. Un brano da ascoltare attentamente e che può dare a ognuno di noi emozioni diverse, forse quelle che cerchiamo o forse no. Con il penultimo brano, “La ballata di Jackson Stonewall” si cambia completamente argomento, pur sempre rimanendo nella ricerca di Skoll degli uomini straordinari di cui ha sempre cantato le gesta. Thomas Jackson era un generale sudista, quello le cui ultime parole furono: “Attraversiamo il fiume e riposiamoci all’ombra degli alberi”. Morì ucciso da ua pattuglia sudista che l’aveva scambiato per incursori nordisti all’indomani della sua ennesima battaglia vinta. Quando il destino si mette di traverso.

L’album ci sembra dire di andare avanti anche se il vento è contrario

Così come a un altro uomo straordinario è dedicata la canzone che chiude l’album, “Il silenzio”. E’ Alessandro Magno, anche lui morto giovane, il primo conquistatore del mondo. Dice Alessandro: “Ma da sempre ritrovo quella visione del mondo, anche se oggi mi sembra di gridare nel sogno insistendo su rotte contro l’ostinato soffiare del vento”. Sembra questa esssere davvero l’autobiografia di Skoll, uomo impegnato politicamente, artisticamente e umanamente. Uomo che ignora le convenzioni e fa solo quello in cui crede e che a lui appare giusto, pure contro l’ostinato soffiare del vento. Ma il vento dovrà spirare anche dalla nostra parte una volta o l’altra, e allora buon vento Federico.