Bonelli e Fratoianni davvero si scusano con Soumahoro?

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Adesso toccherà a Bonelli e Fratoianni chiedere scusa a Soumahoro. Nello scontro fratricida che ogni tanto devasta la sinistra adesso c’è anche questa tesi. E in effetti non è che i due leader siano andati tanto per il sottile con il loro beniamino ripudiato.

Questo se si sta al codice penale. Se prevale un senso etico anche in politica non ci sarebbe invece da scusarsi. Perché il deputato che viene dall’altra parte del mondo sarà anche innocente per la procura di Latina, ma che voglia controllare quel che succede ai migranti senza rendersi conto di quel che combinavano la compagna e la suocera è scarsamente credibile.

Bonelli e Fratoianni, e ora con Soumahoro?

Ma Bonelli e Fratoianni nel caso Soumahoro rischiano di nuovo di farsi male. Lo hanno cacciato in modo pessimo e adesso lui – secondo alcuni, da Sansonetti ad Elio Vito – avrebbe tutto il diritto di vedersi restituito l’onore che gli è stato tolto dal gruppo parlamentari verdi e sinistra.

Questo può andar bene per i fessi, ma non per chi osserva le cose della politica sperando sempre in comportamenti coerenti.

Soumahoro è entrato in Parlamento perché la bella coppia rossoverde voleva capitalizzare la sua battaglia “sindacale” per i migranti. Lo hanno esaltato e poi mollato quando non serviva più.

Eppure su quella candidatura c’erano stati allarmi

Sia Bonelli che Fratoianni hanno ricevuto molti allarmi su quella candidatura all’epoca della composizione delle liste per le politiche di settembre scorso. Li hanno bellamente ignorati.

Se dovessero scusarsi ora, dopo l’esplosione del caso, farebbero la parte degli imbroglioni. E questo non se lo possono proprio permettere. E poi, se è con qualcuno che devono scusarsi, è con gli elettori italiani a cui hanno scodellato un presunto eroe che chiudeva gli occhi dentro casa.

Non sono solo le condanne a contare, ma soprattutto l’etica nei comportamenti. Non scherziamo proprio.

Non è stata una bella storia, questa che è diventata politica ai fini elettorali. E resterà comunque come una macchia sui leader dell’estrema sinistra.