Spiagge, nel Lazio quasi il 30% hanno problemi di erosione
Legambiente ha pubblicato oggi il Rapporto Spiagge Lazio 2024. E il risultato del dossier non è incoraggiante. La nostra regione, infatti, vede ben il 29,7% di spiagge in erosione. Andando nel dettaglio, la provincia di Roma è quella messa peggio, con ben il 35,9% dell’erosione costiera.
Se andiamo a vedere i Comuni, è proprio la Capitale ad avere il record per ettari totali di spiagge scomparse: sono infatti ben 30,93 ettari quelli in meno. Ma se guardiamo la porzione di costa interessata dal fenomeno è Latina a ottenere il primato, con il 60% del litorale.
Ma preoccupa anche il consumo di suolo, che appare inarrestabile nella fascia tra 0 e 300 metri dal mare: nell’ultimo biennio (2020-2022) record di nuovo asfalto e cemento a Fiumicino (0,29 ha per km) seguito da Terracina (0,11 ha/km) e Latina (0,10 ha/km) . I tre Comuni hanno preso il posto di Civitavecchia, Terracina e Pomezia, posizionatesi rispettivamente al 1°, 2° e 3° posto nel biennio precedente per consumo del suolo.
Il rapporto di Legambiente
Dal Rapporto Spiagge 2024, realizzato su dati ISPRA, risulta che il 60,6% della costa si è modificata tra il 2006 e 2020. 79 km complessivi, il 29,7%, sono in erosione con un picco in provincia di Roma dove è arrivata al 35,9%. Tra i comuni Latina ha il record di erosione con il 60,6% di perdita di spiaggia lungo il proprio litorale, il fenomeno dell’avanzamento invece, ha ottenuto i suoi valori più alti di percentuali costiere in avanzamento a Minturno (69,8%) e Terracina (61,8%).
Spiagge che avanzano (poche) e che retrocedono (tante)
I dati riferiti alla percentuale di perdita di spiagge sono pari a -11,7 % nel Lazio tra 2000 e 2020 rispetto al totale di 693,6 ettari totali mappati. Tra le province è Roma quella che ha perso più spiagge con un -14,7%, meglio fanno quella di Viterbo con un -9,2% e di Latina -7,5%. Su scala comunale, quello che ha perso maggiore superficie sabbiosa per valore assoluto è Roma (con una riduzione di -30,93 ettari) seguito da Fiumicino (-10,61 ha) e Ardea (-7,44 ha), poi Montalto di Castro (-6,99 ha) e Latina (-6,36 ha). In 2 comuni costieri è stato registrato un aumento della superficie sabbiosa: a Cerveteri (+2,23 ha) e a Sabaudia (+1,79).
Concessioni, chioschi e spiagge libere
Di tutte le spiagge del Lazio, quelle occupate da attrezzature balneari (concessioni, chioschi con spiagge libere attrezzate …) sono l’88%, pari a 603 ettari, record in provincia di Latina (93,2%), segue la provincia di Roma (88,5%) e poi Viterbo (66,1%). Tra i comuni quelli con più spiaggia dedicata alle attività balneari sono quelli di Terracina, Fondi, Sperlonga, Gaeta e Formia, tutto con occupazione sulla quasi totalità del proprio litorale (oltre il 99%).
30% di cemento e asfalto entro 300 metri dal mare
Il consumo di suolo costiero, cioè il cemento e l’asfalto sul litorale nella fascia tra 0 e 300 metri dalla linea di mare, è pari al 30% nel Lazio dove si sono persi 67,6 ha tra 2006 e 2020 e ulteriori 9,8 nel solo biennio 2020-2022. In provincia di Roma sono stati consumati nel periodo complessivo ben 0,43 ettari (pari alla dimensione di un campo da calcio) per ogni km di costa. Tra i comuni nel primo periodo in oggetto (2006-2020) quelli più interessati dal fenomeno sono stati Civitavecchia (1,49 ha/km), Terracina (0,82 ha/km) e Pomezia (0,79 ha/km), ma nell’ultimo biennio (2020-2022) il consumo di suolo record si è registrato nel comune di Fiumicino (0,29 ha/km) seguito da Terracina (0,11 ha/km) e Latina (0,10 ha/km).
Tiriamo le somme
“Il litorale del Lazio è sotto un forte impatto di erosione e consumo di suolo, l’avanzata di cemento e asfalto non conosce sosta – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – con una continuità agghiacciante negli anni, peraltro a quarant’anni dalla legge (legge Galasso) che sanciva l’inedificabilità proprio nella fascia tra zero e trecento metri dal mare. Una delle cause dell’erosione è proprio la scomparsa degli ambienti naturali costieri e quindi sbaglia tutto chi, senza affrontarne le reali cause, pensa di poter continuare a distribuire opere di difesa idraulica, come pennelli, soffolte, scogliere, geotubi o a insistere anno dopo anno con ripascimenti dell’ultimo minuto che il mare divorerà prestissimo.
Inviamo questo rapporto a tutti i sindaci e gli amministratori dei comuni costieri, alla Regione Lazio, alle autorità di ambito, chiedendo politiche concrete, in primo luogo per fermare il consumo di suolo con una riduzione dei diritti edificatori, così da aggredire e contrastare l’erosione veramente e non con delle toppe temporali giusto per mettere qualche ombrellone. E le politiche da mettere a terra devono essere anche quelle per fermare grandi ulteriori opere portuali, generare rinaturalizzazioni nel tessuto urbanizzato costiero, costituire corridoi naturali lungo una costa che d’estate è totalmente occupata da strutture per la balneazione. C’è bisogno di tutto ciò perché è in questo modo che si dimostra di avere cura della bellezza e dell’attrattività del nostro mare. Perché la linea di costa è un elemento vivo che si muove e che lo fa in maniera conseguente all’azione antropica”.