Stagista stuprata all’Umberto I, i nuovi agghiaccianti particolari
Emergono nuovi, agghiaccianti particolari sullo stupro all’Umberto I. Una vicenda orribile, accaduta tre giorni fa. Che ha suscitato rabbia e clamore. Si tratta della violenza subita da una stagista 20 enne, Marta, da parte di un infermiere di 55 anni. Che tra l’altro, le era stato assegnato come tutor per il suo tirocinio. I fatti, si sarebbero svolti attorno alle 23.30, nel corso del turno di notte. Quando Marta aveva appena finito di assistere alcuni pazienti. A quel punto, l’uomo, di cui l’aspirante infermiera di fidava, anche per la stima professionale, avrebbe detto alla sua vittima di seguirlo. Perché c’era un’altra paziente, a cui cambiare la flebo. Così, i due si sarebbero incamminati lungo un corridoio, fino ad una stanzetta buia ed isolata. Dove l’aguzzino, avrebbe spinto la giovane stagista. Per poi abusare di lei su una lettiga. Prima di tornare tranquillamente al lavoro. ‘Ho urlato’, ha raccontato Marta agli inquirenti. Secondo quanto riporta il quotidiano La Repubblica, che ha seguito fin dall’inizio l’intero caso. ‘Ma da quell’ala isolata dell’ospedale, era impossibile sentirmi. Lui aveva calcolato anche questo’.
La stagista vittima dello stupro ha denunciato tutto
“Quell’infermiere non era solo un futuro collega più esperto. Era stato indicato come mio tutore durante la pratica universitaria. Io durante ogni turno stavo accanto a lui per imparare, facevo quello che mi diceva”. Poi, quella terribile sera, intorno alle 23.30, l’infermiere decide di mettere in atto il suo piano. “Stavamo facendo un giro pazienti, a un certo punto, verso le 23,30, mi ha detto: ‘Marta, seguimi, dobbiamo andare di là a cambiare la flebo a un paziente’”. Il tirocinio, la confidenza creatasi, e forse anche la stima professionale, hanno fatto in modo che la ragazza si fidasse. E del resto cosa si poteva sospettare in un ospedale, in pieno turno di lavoro? L’ha portata in una stanza molto piccola, isolata da tutto il resto, angusta, stretta, dove nessuno avrebbe potuto sentirla: “Ho urlato quando mi ha spinta sulla lettiga, ma non è venuto nessuno. Perché lì nessuno poteva sentirmi, lui lo sapeva”.
Dopo la violenza, è tornato a lavorare tranquillo
La ragazza non riesce a liberarsi in nessun modo, e l’uomo può tranquillamente terminare il suo orribile gesto. “Ormai aveva già fatto tutto, io ero disperata, mi sentivo male. Lui non mi ha lasciato andare via. Non voleva che chiamassi i soccorsi. Allora mi sono inventata una scusa, gli ho detto che sarei tornata e sono scappata”. E, infine, forse il particolare più agghiacciante di tutta questa vicenda: l’uomo non è fuggito, non ha fatto nulla se non ritornare tranquillamente al suo lavoro, come se nulla fosse accaduto. Come dichiarato nell’intervista dalla stessa vittima. “No, da quello che so io la polizia l’ha trovato in reparto, stava lavorando come se nulla fosse successo. L’hanno portato via e denunciato. Hanno sequestrato il lenzuolo che copriva la lettiga per fare l’esame del Dna, spero concludano le indagini in fretta e che lo arrestino”.