Stephano e Matteo, chi sono i due ragazzi picchiati a Capodanno a Roma: la storia dell’aggressione omofoba

Stephano e Matteo

Un’aggressione omofoba ha sconvolto Roma la notte di Capodanno. Stephano Quinto, 26 anni, e il suo compagno Matteo, 22 anni, sono stati brutalmente picchiati nel quartiere Malatesta, mentre camminavano mano nella mano. Una violenza insensata, che ha lasciato non solo ferite fisiche, ma profonde cicatrici psicologiche.

La dinamica dell’aggressione a Stephano e Matteo

Tutto è iniziato poco dopo mezzanotte. Un gruppo di giovani, affacciati al primo piano di un edificio, ha rivolto alla coppia insulti omofobi. Non era la prima volta: gli stessi ragazzi li avevano già derisi poco prima. Ma questa volta le parole sono diventate violenza.

Gli aggressori sono scesi in strada, accerchiando Stephano e Matteo. I due, colti di sorpresa, non hanno avuto scampo. Stephano è stato colpito con calci e pugni, riportando un trauma cranico, la frattura del setto nasale e gravi contusioni al volto. Per lui, la prognosi è di 25 giorni. Matteo, invece, ha cercato di registrare la scena con il cellulare, ma è stato minacciato e costretto a cancellare il video.

“Abbiamo cercato di reagire, ma erano troppi”, ha raccontato Stephano. La paura, ora, è diventata un’ombra costante.

Ferite nel corpo e nell’anima

Dopo l’aggressione, i due hanno cercato aiuto. Senza ambulanze disponibili, hanno raggiunto a piedi il pronto soccorso. Ma il dolore più grande è quello invisibile. “Non esco più di casa, ho paura perfino di andare a lavorare. Ho il terrore di incontrarli di nuovo”, confida Stephano.

Una notte che avrebbe dovuto essere di festa si è trasformata in un incubo, lasciando due giovani devastati, non solo fisicamente, ma anche emotivamente.

La risposta della comunità e delle istituzioni

Il quartiere Malatesta si è stretto attorno a Stephano e Matteo. La comunità LGBTQIA+ ha organizzato un presidio per chiedere giustizia e sicurezza. “Non possiamo tollerare episodi di questo tipo. Servono azioni concrete contro l’omofobia”, hanno dichiarato gli attivisti.

Le istituzioni locali, messe al corrente dell’accaduto, hanno promesso interventi rapidi. Le associazioni stanno lavorando a una proposta per impegnare le amministrazioni a costituirsi parte civile in caso di aggressioni simili.

Questa storia è l’ennesimo grido d’allarme su quanto ancora ci sia da fare per combattere l’odio. Stephano e Matteo meritano giustizia. Noi tutti abbiamo il dovere di non girarci dall’altra parte.