Stop al traliccio alto 30 metri per la telefonia tra Acilia e Ostia: i cittadini bacchettano il Campidoglio in Tribunale

Un traliccio alto 30 metri, foto generica
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Roma, non si farà il maxi-traliccio alto 30 metri, quindi tre volte l’altezza del trampolino dello storico stabilimento Kursaal, che sarebbe dovuto sorgere in via dei Basaldella, ad Acilia. Una struttura che sarebbe stata visibile, data la mole, per diversi chilometri di distanza tra l’Axa, Dragoncello, Madonnetta, Stagni di Ostia, etc. Avrebbe dovuto ospitare antenne per telefonia mobile della società Iliad. Il progetto, presentato dalla stessa Iliad al Campidoglio, ha subito sin da subito la ferma contrarietà dei residenti raggruppati in un comitato. Il Tribunale Amministrativo della Regione Lazio ha dato ragione proprio ai ricorrenti, ossia ad una ventina di residenti. Proprio quest’ultimi a dicembre scorso avevano presentato un ricorso amministrativo.

Stop al mega-traliccio per la telefonia mobile tra Acilia e Ostia

Il ricorso è stato presentato contro il Comune di Roma e contro la stessa società Iliad. Lo scopo del ricorso giudiziario era l’annullamento “dell’autorizzazione – così si legge tra le carte – concessa dal comune di Roma Capitale per l’installazione di una stazione radio base di Iliad Italia s.p.a.”. Il ricorso dei cittadini è stato accolto pienamente dai giudici della sezione Quinta Ter del Tar del Lazio nei giorni scorsi.

I cittadini bacchettano il Campidoglio in Tribunale

Spesso, il Campidoglio, parla della necessità di coinvolgere i cittadini alla vita sociale e civile del territorio in cui vivono. Eppure, almeno in questo caso, proprio il Campidoglio ha obiettato, in sede di giudizio, che i residenti non avessero diritto di opporsi al traliccio ed all’autorizzazione concessa dal Campidoglio alla società Iliad. Il Tar, invece, ha ben accolto le ragioni dei cittadini e del comitato e bacchettato sonoramente il Campidoglio.

Residenti hanno diritto di partecipare alla vita del territorio

Prima di tutto “I ricorrenti – scrivono i giudici – abitano stabilmente nelle immediate vicinanze della zona interessata dall’impianto, come risulta dalla documentazione. E sono, dunque, legittimati ad aver paventato in giudizio la potenziale lesione del proprio diritto alla tutela della salute. Indicando specificamente la possibile correlazione tra l’esposizione alle onde elettromagnetiche e l’aumento dell’insorgenza di gravi patologie.

Essi hanno depositato, in particolare, uno studio sugli effetti biologici e sanitari a breve e a lungo termine delle radio-frequenze e delle microonde, nonché delle dettagliate relazioni scientifiche che assumono idonee a dimostrare, tra l’altro, che il rispetto dei limiti di emissione di 6 V/m non avrebbe “un valore assoluto di tutela”.

Hanno allegato fotografie dello stato dei luoghi, deducendo specificamente i pregiudizi, anche paesaggistici, derivanti dall’immediata vicinanza (anche solo cinque metri) di un impianto che si eleva in altezza per trenta metri.

Il Campidoglio sbaglia tutto tra Acilia e Ostia

In secondo luogo, il Campidoglio ha commesso un grave errore amministrativo, sempre secondo i giudici. Difatti la società “Iliad – si legge sempre nella sentenza – si è limitata a richiedere la disponibilità di aree di proprietà comunale, prima di presentare l’istanza. Ma non avendo ricevuto riscontro (dal Campidoglio, ndr), ha comunque inoltrato la richiesta di autorizzazione all’installazione del (traliccio, ndr) su un’area privata, individuata in base alle proprie esigenze, senza dare conto alcuno di eventuali verifiche svolte sull’idoneità di aree preferenziali, pubbliche o private.

Roma Capitale, da parte sua, nel riscontrare la carenza della documentazione allegata all’istanza per l’installazione dell’impianto, ha rilevato come la stessa non fosse corredata della “asseverazione relativa alla verifica della non esistenza di aree preferenziali” e ne ha sollecitato formalmente la produzione.

A tale richiesta, la società ha dato un riscontro negativo, dichiarando che “In data 17/03/2023 Iliad ha provveduto ad inoltrare al Dipartimento Programmazione ed Attuazione Urbanistica, richiesta di disponibilità di un’area preferenziale, per l’Installazione di Stazione Radio Base per la rete di telefonia mobile di Iliad Italia S.p.A., senza ricevere alcun riscontro in merito” e affermando “in riferimento alla richiesta di aree preferenziali” di non essere “a conoscenza di siti preferenziali di proprietà comunale e/o pubblica nell’area di interesse all’istallazione.

Le spiegazioni dei giudici

Tale richiesta violerebbe le sentenze del Consiglio di Stato perché propone un’interpretazione dell’art. 3 difforme dall’interpretazione contenuta nelle sentenze…”; precisava, infine, di ritenere “non dovuta la Dichiarazione Asseverata sulla verifica della non esistenza di Aree Preferenziali in quanto la stessa non rientra né tra la documentazione richiesta dalla Delibera dell’Assemblea Capitolina n. 26 del 14.05.2015 né tra quella prevista nell’allegato 13 del D.Lgs. 259/03”;

Roma Capitale non ha replicato alla risposta di Iliad. Da quanto appena riportato, emerge come non vi sia stato uno specifico confronto sulle aree preferenziali al fine di verificare se le localizzazioni sulle stesse fossero effettivamente “impossibili, inidonee o insufficienti a garantire la copertura dei servizi”.

Roma Capitale, per parte sua, non ha offerto a Iliad alcuna collaborazione, lasciando inevasa la richiesta da quest’ultima effettuata nel marzo 2023, mentre sarebbe “compito dell’amministrazione, nel confronto con gli operatori, garantire la corretta interpretazione, nei casi concreti, dei criteri stabiliti dall’art. 3. Del resto solo il confronto tra le parti, previsto espressamente dall’art. 6, può assicurare nel bilanciamento dei diversi interessi la pianificazione degli interventi e il corretto svolgimento dei procedimenti”.