Sud pontino nuova ‘terra dei fuochi’. Chiesti 18 rinvii a giudizio
Il sud pontino potrebbe diventare veramente la nuova ‘terra dei fuochi’. Dopo che la DDA titolare delle indagini ha chiesto ben diciotto rinvii a giudizio. Per soggetti di varia natura, comunque potenzialmente implicati nel traffico e nello smaltimento illecito di rifiuti. Dei quali una parte sicuramente nocivi. Che potrebbero essere stati sversati nei terreni, fino ad inquinare le falde acquifere. E forse a compromettere la salubrità dei raccolti. Questo è quanto è emerso dopo cinque anni di indagini, che hanno messo a nudo un sistema criminale attivo tra Roma, Ardea, Sabaudia, Cori, Pontinia e Maenza. Coinvolte per ora quattro aziende: la Sep di Pontinia, la Sogerit sempre nello stesso comune, e le romane Demetra e Adrastea. Qui grazie a falsi referti rilasciati da un laboratorio di analisi compiacente, rifiuti tossici e pericolosi sarebbero stati fatti passare come semplice ‘compost’. Materiale inerte ed innocuo, utilizzabile anche come fertilizzante in agricoltura.
Un anno e mezzo fa i Carabinieri e la Polizia stradale avevano preceduto al sequestro delle tre aziende, dopo innumerevoli sopralluoghi e filmati. Realizzati utilizzando anche gli elicotteri e i droni. Adesso secondo quanto riportato da repubblica.it è stato richiesto il processo a carico degli imprenditori Vittorio e Alessio Ugolini, il dirigente regionale Luca Fegatelli, e per Sergio Mastroianni. Titolare del laboratorio di analisi Osi di Isola del Liri, che autorizzava il ‘compost’. Con accuse circostanziate e pesantissime.
Rifiuti tossici classificati come innocui e conferiti in agricoltura nel sud pontino
Sono pesantissime le accuse mosse dopo cinque anni di indagini condotte dalla direzione investigativa dell’Antimafia. A carico di tre aziende attive nello smaltimento e nel trattamento dei rifiuti nel sud pontino e a Roma. Oltre che di imprenditori e di dirigenti dell’amministrazione regionale. Le conclusioni raggiunte dai magistrati antimafia Alberto Galanti e Rosalia Affinito hanno portato alla richiesta di rinvio a giudizio a carico di 18 persone. E a decidere se processare o meno i presunti colpevoli sarà nella prossima udienza del 12 febbraio sarà il GUP del Tribunale di Roma Angela Gerardi.
Mentre già nell’udienza preliminare potranno decidere se costituirsi parte civile il Ministero dell’Ambiente, il Comune di Roma e gli altri enti locali interessati. Nonchè i comitati civici di Pontinia e di Ardea. Che fin dal 2018 notando uno strano traffico di camion sui loro territori e disturbati da odori nauseabondi che provenivano dall’impianto della Sep avevano messo in mano ad un avvocato tutta la questione. Con tanto di un esposto presentato alla Procura della Repubblica di Velletri.
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“Il rischio che tramite le falde acquifere questo materiale possa aver inquinato le coltivazioni c’è ed è reale”, dichiarò in conferenza stampa, dopo i sequestri e gli avvisi di garanzia, il procuratore Michele Prestipino. Il gip Claudio Carini parlò inoltre di una “situazione di illiceità profonda, radicata e stabilizzata nel tempo, foriera di gravi conseguenze per l’ambiente e la salute pubblica”. Aggiungendo anche che il compost al centro delle indagini avrebbe causato “danni irrimediabili e devastanti per l’ambiente e la salute”, considerando che gli appezzamenti di terreno dove era stato interrato “sono poi destinati alla coltivazione”.
Ancora: “I terzi proprietari anziché pagare, come sarebbe logico, il compost destinato a fertilizzare i loro terreni agricoli, sono invece stati remunerati dalla Sep per consentire il deposito e l’interramento di tali rifiuti”. Dall’impianto della Sep si sono inoltre levati miasmi causa di malori per i residenti nella zona. E il cosiddetto compost fuori specifica sarebbe finito anche nella discarica gestita dalla società Adrastea in via Canestrini, a Roma. Dove viene portato il materiale prodotto dagli scavi per la realizzazione della Metro C. Un business colossale sul quale adesso la Magistratura intende fare al più presto piena luce.